Nuove competenze per «ricostruire» il giornalismo

La funzione dei giornalisti è quella di essere, con altri, i guardiani del cancello delle informazioni, per lasciar passare quelle che meritano: quelle verificate, e quelle che sostengono razionalmente le diverse opinioni




( Discorso del presidente Riccardo Sorrentino all’apertura del primo percorso formativo, sulla Crescita economica, organizzato su iniziativa dell’Ordine lombardo« dall’Università Bocconi – Corso sulla crescita economica tenuto da Marco Maffezzoli e Alberto Orioli – Milano, 13 maggio 2022 )

Oggi parte il primo percorso formativo nato su iniziativa dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, e organizzato in questo caso dall’Università Bocconi che ringrazio davvero: cinque corsi in sequenza, ciascuno indipendente dall’altro, che però permettono di ottenere, se frequentati tutti, anche un certificato, in questo caso rilasciato dall’Università e dall’Ordine, che attesti le competenze acquisite.

È un primo passo: molto importante – ne sono molto orgoglioso – anche perché organizzato dalla Bocconi. Per me Bocconi non è un marchio prestigioso: è una Scuola, una scuola di rigore metodologico grazie a quell’approccio quantitativo che ha trasformato l’economia in una vera scienza.

Per un giornalismo competente

Altri corsi seguiranno, con questa formula, anche con altri partner: occorre assolutamente evitare che l’obbligo formativo crei una burocratizzazione del sapere. Oggi il giornalismo ha bisogno di nuove competenze, non solo tecniche, “digitali”. Occorre abbandonare l’idea che il giornalismo si impari per strada. Si impara anche per strada, certo, così come la chirurgia si impara davanti a un tavolo operatorio e la difesa dell’imputato in un’aula di tribunale. Occorrono però competenze solide di base.

La pandemia – e ora in parte la guerra – ci ha dimostrato come sia difficile anche soltanto scegliere gli esperti da intervistare: l’epidemiologo studia l’evoluzione statistica della malattia, molto meno il virus; il virologo la biologia del virus ma molto meno il suo trattamento medico; e il clinico ha una visione precisa di quanto accade nel suo reparto ma non può sapere se quel campione di ammalati sia davvero rappresentativo dell’intera popolazione.

C’è un’ampia divisione del lavoro, delle competenze, anche nei saperi. Quando nel 1776, Adam Smith lodò, sulla scia di Platone, la divisione del lavoro, mise in rilievo – spesso lo dimentichiamo – anche i problemi che può creare; e non può sfuggire la differenza politica tra Smith, che disegnava una società libera e prospera, e Platone, che attraverso la divisione del lavoro descriveva la Città dei porci, così diversa dalla sua Kallipolis, e prescriveva che ciascuno svolgesse solo ed esclusivamente il proprio limitato compito. Occorre oggi, in una democrazia liberale e rappresentativa, attraversare le competenze, e i giornalisti, tra gli altri, sono chiamati a farlo. Se, come si dice, la formula del talk show si è esaurita è proprio per la difficoltà di creare un dibattito, smontare le dichiarazioni false o maliziosamente imprecise e contrastare le argomentazioni più deboli, spesso in tempo reale, su qualunque argomento. Un compito immenso, per chiunque.

Perché la crescita economica

Questo primo percorso, che ho voluto fortemente fin dalla mia nomina, ha come argomento la crescita economica per un motivo semplice: la crescita economica è “il” problema dell’Italia. È correlata con l’occupazione, con i salari reali, con l’innovazione, anche con il benessere. È soprattutto oggetto di troppi malintesi: nel dibattito politico, almeno fino a qualche tempo fa, “politica per la crescita” era sinonimo esatto di “politica fiscale in deficit”, possibilmente superiore al 3%. Non è così, se non forse in minima parte, e se ne parlerà – immagino – in questo corso.

Una delle funzioni della formazione continua per i giornalisti deve essere anche questa: contrastare le idee erronee, per quanto diffuse possano essere, non per uno sterile anticonformismo, ma per svolgere in pieno un ruolo che nel tempo è diventato più urgente, proprio mentre le redazioni si svuotavano: quello di essere, insieme ad altri, i guardiani del cancello delle informazioni, per lasciar passare quelle che meritano, quelle verificate, e quelle che sostengono razionalmente le diverse opinioni. I professionisti – e i giornalisti lo sono – hanno responsabilità sociali importanti, e solo con grandi competenze possono essere all’altezza della propria funzione. Oggi più che mai.

Grazie di tutto e buon lavoro.

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