L’Ordine dei Giornalisti della Lombardia è aperto alle proposte di soggetti – persone fisiche, Università o altri enti terzi accreditati – che intendono sviluppare insieme a noi percorsi formativi attinenti all’informazione e al giornalismo.
Nell’intento di assicurare una formazione davvero utile agli iscritti e non farne un mero scambio tra tempo libero e crediti formativi, l’Ordine richiede alcuni requisiti affinché la proposta possa più facilmente passare al vaglio del Comitato Tecnico Scientifico dell’Ordine nazionale e soprattutto essere davvero significativa per i nostri iscritti.
Nel modulo che puoi scaricare in basso sono indicati questi requisiti.
Invitiamo chiunque avesse un’idea da proporre a compilare il modulo e a inviarlo al seguente indirizzo email: formazione@odg.mi.it
Qui di seguito il nostro “manifesto per la formazione”: 10 punti che proponiamo ai nostri partner come linea guida da condividere prima di inviare una proposta
10 cose che per noi significano vera formazione
1. Fare a meno dell’inutile. Per esempio della convegnistica: un convegno, salvo rarissime eccezioni, non è un corso di formazione.
2. Fare a meno degli “autori”. Intesi come autori di libri. Un corso di formazione non è una recensione, è un servizio agli iscritti (e paga una quota annuale) non a chi è in cattedra.
3. Non solo corsi, anche per-corsi. Temi complessi vanno sviluppati in più di un modulo da tre ore: abbiamo già avviato e incentiveremo percorsi di formazione in più moduli.
4. Partnership di livello. Coinvolgeremo i migliori enti formativi del territorio. Lo abbiamo già fatto con l’Università Bocconi (due cicli sullo sviluppo economico), lo faremo ancora, senza timore di coinvolgere anche le aziende (lo abbiamo già fatto con Leonardo sulla cybersecurity).
5. Scala internazionale. Stiamo lavorando per accreditare l’Ordine dei giornalisti della Lombardia in sede europea affinché possa accedere a Fondi europei per la formazione (programma Erasmus).
6. Formare i formatori. Sono una trentina i giornalisti impegnati in corsi organizzati dall’Ordine. Intendiamo raddoppiare questa cifra nei prossimi due anni. Formeremo i formatori con i fondi del progetto Erasmus di cui al punto 5.
7. Raccogliere i feedback. Per corsi che servano davvero ci servono valutazioni sulla loro qualità. Alla fine di ogni corso invieremo ai partecipanti un questionario. Abbiamo già iniziato.
8. Prezzo simbolico. La formazione è gratuita. Ma ci sono alcuni corsi, a volte indispensabili, che oggi vengono erogati soltanto da enti terzi, a prezzi insostenibili per la maggior parte degli iscritti. Vorremmo che quei corsi fossero gestiti dall’Ordine e a suo carico, con un contributo simbolico di chi frequenta: pagare meno e frequentare tutti è un modo per democratizzare l’offerta formativa.
9. Feedback sul prezzo simbolico. Chiederemo gli iscritti il loro parere su questa operazione di “prezzo simbolico”. Perché, se deve essere, sia la più condivisa possibile.
10. Deontologia. La deontologia non è un vincolo ma una boa di orientamento. La quota di corsi deontologici crescerà. Non solo per dovere istituzionale, ma per una ragione di mercato. Responsabilità verso i cittadini, credibilità e sostenibilità economica si tengono.