Nato a Washington nel 2007, Politico si è imposto anche in Europa come punto di riferimento per l’informazione di chi le decisioni le prende, o vuole capirle. Il programma Erasmus+ ci ha permesso di entrare nella redazione di Bruxelles.
di Valeria Capettini

Questo articolo è parte di Tabloid Project, il magazine multimediale dell’OgL
«Noi scriviamo per chi già sa». Quando l’abbiamo incontrata a Bruxelles, la reporter Louise Guillot ci ha accolti con un sorriso diretto e una frase che riassume bene lo spirito del suo giornale.
Da cinque anni lavora a Politico Europe e a maggio ci ha aperto le porte della redazione durante una visita pianificata grazie al programma Erasmus+, organizzato dall’Ordine dei Giornalisti della Lombardia. La sede del giornale è nel quartiere europeo, proprio tra i palazzi in cui si decidono le sorti del nostro continente.

Nel corso della chiacchierata, Louise Guillot ha raccontato come Politico Europe si concentri su analisi approfondite e scoop che raccontano e mettono a nudo i meccanismi di potere di Bruxelles, senza cedere alla tentazione di un giornalismo facile o spettacolarizzato. Dalle trattative sulle politiche climatiche all’innovazione digitale, passando per le strategie di difesa comune, il giornale punta a fornire a un pubblico già informato gli strumenti per monitorare e comprendere cosa accade davvero dietro le quinte europee. Un lavoro che richiede precisione, un accesso privilegiato alle istituzioni e un costante equilibrio tra rigore e rapidità.
Esperimento riuscito
Politico Europe è nato come spin-off di Politico US, fondato a Washington nel 2007. L’idea era raccontare la politica americana con una forma nuova, più diretta. Il successo è stato tale da portare nel 2015 alla creazione di un’edizione europea, frutto di una joint venture con Axel Springer – casa madre fra gli altri anche di Build, Welt e Business Insider. Nel 2021 il colosso editoriale tedesco ha acquisito l’intera società, investendo circa 1 miliardo di dollari. Da dieci anni Politico Europe racconta l’Unione europea direttamente da Bruxelles, con uno stile di scrittura schietto e immediato, senza fronzoli. «Uno stile leggero», l’ha definito Guillot.
L’obiettivo è parlare a chi prende decisioni o deve seguirle da vicino: lobbisti e policy maker, ma anche addetti ai lavori, ONG e uffici stampa. Per molti di loro, Politico è lettura obbligata ogni mattina.
Anche se il baricentro resta a Bruxelles, negli anni il progetto si è espanso con l’apertura di redazioni anche nelle città di Parigi, Londra e Berlino. La copertura spazia dai dossier normativi (energia, digitale, clima) ai ritratti politici, fino agli affari interni delle istituzioni.
Solo in Europa, Politico conta oltre 100 reporter, per lo più under 40, a cui si somma una rete di collaboratori in tutto il continente. Si lavora in inglese, ma l’approccio è chiaramente multilingue e multiculturale.

Le newsletter e il modello Pro
Uno dei prodotti di punta di Politico Europe sono le newsletter. Alcune sono gratuite, come Brussels Playbook – una rassegna ragionata che combina notizie, retroscena e anticipazioni su ciò che accadrà nel corso della giornata o della settimana.
Altre fanno parte del pacchetto a pagamento Pro, pensato per chi cerca strumenti informativi avanzati e insight esclusivi: chi sottoscrive l’abbonamento riceve in anteprima analisi dettagliate e gli scoop del giornale, prima della loro diffusione pubblica. Le persone abbonate hanno inoltre accesso a una piattaforma personalizzabile che monitora proposte di legge e normative su temi specifici, e può partecipare a eventi riservati, entrando in contatto diretto con giornalisti, professionisti e decisori politici.
Il modello di business è chiaro, pensato per funzionare soprattutto su abbonamento. Chi vuole leggere gratis può farlo, ma chi lavora con le informazioni (e sulle informazioni), paga volentieri per riceverle prima, meglio, e con un contesto che altrove spesso manca. Questo ha permesso a Politico di diventare economicamente sostenibile senza dipendere solo dalla pubblicità: «I due terzi dei ricavi provengono dagli abbonamenti», ha spiegato Louise Guillot ai giornalisti che hanno partecipato al programma Erasmus+.
Un giornalismo influente
Diversamente da altre testate europee – spesso più generaliste o legate a un Paese specifico – Politico Europe ha scelto di occuparsi principalmente di Unione Europea. Ma senza fare informazione istituzionale o cronaca da ufficio stampa: il tono è asciutto, a volte ironico, con titoli precisi e curati. La competizione interna è alta, ma apparentemente sana: l’obiettivo è arrivare primi su una notizia senza sacrificare l’accuratezza.
Molti portavoce, giornalisti e funzionari leggono Politico anche per sapere cosa stanno leggendo gli altri. È uno strumento di lavoro e, allo stesso tempo, un osservatorio. Chi lavora nella comunicazione delle istituzioni lo sa bene: se Politico dedica un paragrafo a un tema, quel tema entra nel radar di chi decide.
Un modello da osservare
Naturalmente non è tutto perfetto. Alcune critiche ricorrenti riguardano il rischio di autoreferenzialità: troppo centrati su Bruxelles, troppo orientati a un’élite. Altri lamentano una copertura ancora troppo limitata dei Paesi membri, specie quelli dell’Est o del Sud. In un panorama mediatico frammentato e in trasformazione, poi, anche Politico deve fare i conti con l’evoluzione degli algoritmi, il calo di attenzione e la concorrenza di nuovi formati.
Eppure, nel caos informativo che circonda le istituzioni europee Politico ha trovato un equilibrio raro: è tecnico senza essere oscuro, rapido senza essere superficiale, informato senza essere noioso. E, soprattutto, riesce a raccontare l’Europa in modo chiaro anche a chi Bruxelles la osserva solo da lontano.
Il suo successo, però, racconta anche un vuoto: in gran parte dei Paesi europei manca un racconto quotidiano, professionale e accessibile delle dinamiche dell’Unione. L’Italia non fa eccezione. Le corrispondenze da Bruxelles sono poche, spesso marginali nei palinsesti, relegate in fondo alle home page. Chi vuole capire come funzionano le istituzioni europee è costretto a leggere in inglese o a sperare che qualcosa arrivi in italiano, tardi e mal tradotto.
Politico Europe ha dimostrato che un’altra strada è possibile. Non perfetta, non sempre neutrale, ma utile, efficiente e affidabile. E in tempi come questi un esempio simile vale davvero tanto.