![]() n. 2 luglio 2025 Quattro cose di questo mese Nelle scorse settimane su Tabloid Project abbiamo parlato di … ![]() 1. Che cos’è Politico Europe (e perché è utile seguirlo). «Noi scriviamo per chi già sa». Quando l’abbiamo incontrata a Bruxelles, la reporter Louise Guillot ci ha accolti con una frase che riassume bene lo spirito del suo giornale. Il giornale è Politico Europe, nato nel 2015 comespin-off di Politico USA, fondato a Washington otto anni prima. Guillot ha raccontato che l’obiettivo del giornale è parlare a chi prende decisioninei paesi dell’Unione Europea: lobbisti e policy maker, ma anche addetti ai lavori, ONG e uffici stampa. Per molti di loro Politico è una lettura obbligata ogni mattina. Oltre che per le notizie, spesso esclusive e sempre tempestive, lo si segue volentieri per lo stile di scrittura, schietto e immediato, senza fronzoli. «Uno stile leggero», l’ha definito Guillot. Se volete saperne di più ecco l’articolo di Valeria Capettini. Leggi di più >> ![]() 2. +972 Magazine è qualcosa in più di una testata. +972 Magazineprende il nome dal prefisso internazionale condiviso sia da Israele che dai territori palestinesi. È un progetto di giornalisti gazawi e israeliani che non si riconoscono nel modo polarizzante in cui la questione palestinese e i rapporti con Israele sono raccontati sui media mainstream. Il sito è nato a Tel Aviv nel 2010 come risposta alle tensioni tra Israele e Hamas del 2008 e oggi è una fonte molto diversa dalle altre per comprendere le dinamiche del conflitto. Il giornalista israeliano Meron Rapoport ha spiegato a Tabloid Project perché, dopo una carriera da caporedattore di Haaretz, ha scelto da cinque anni di impegnarsi in questa testata: «Ho trovato uno spazio per affrontare temi complessi e molto delicati in totale libertà». Se volete saperne di più ecco l’articolo di Serena Curci. Leggi di più >> ![]() 3. Finanziamenti per sviluppare nuove competenze in redazione. Per creare e mantenere una testata è necessario investire nelle competenze manageriali di chi ci lavora o le gestisce. Per usare un termine in voga tra le fondazioni è quello che si chiama capacity building. A chi fa giornalismo oggi servono infatti competenze di community management, di marketing e comunicazione, di gestione del bilancio, di lobbying di comunità. Esistono diverse fondazioni che aiutano sia redazioni già strutturate sia gruppi di lavoro che aspirano a diventare redazioni a creare o rafforzare queste competenze. Una panoramica di questi “enti erogatori” è nell’articolo che Marta Frigerio ha scritto per Tabloid Project. Leggi di più >> ![]() 4. Il manuale di giornalismo di Tim Radford. Che in realtà non è un manuale, ma una lista di 25 regole, che sarebbe molto utile mandare a memoria. Radford è stato uno dei più noti e affidabili giornalisti scientifici al mondo (è morto non da molto). Ha lavorato per molti anni al Guardian. La sua celebre lista è condita da una certa dose di auto-ironia, e contiene alcuni ottimi consigli per evitare le trappole della fretta e della superficialità (e anche di una certa vanagloria) da cui a volte ci facciamo prendere noi giornalisti. Su Tabloid project trovate un piccolo ripasso, utile a risparmiare alcuni errori, come quelli piuttosto noti che racconta in questo articolo Linda Tropea. Leggi di più >> Altre cose un po’ in giro Il New York Times e Donald Trump, alla prova dei fatti. Donald Trump ha minacciato di citare in giudizio il New York Times e la CNN per aver pubblicato un articolo su un rapporto preliminare dell’intelligence secondo cui l’attacco americano all’Iran ha ritardato il programma nucleare del paese solo di pochi mesi. Un avvocato del presidente ha affermato che l’articolo avrebbe «danneggiato la reputazione di Trump» e ha chiesto che l’organizzazione giornalistica «ritratti e si scusi», visto che avrebbe «minato la credibilità e l’integrità del presidente Trump agli occhi del pubblico». Nessun membro dell’amministrazione statunitense ha tuttavia smentito l’esistenza del rapporto. L’amministrazione Trump ha così dato vita a un singolare ribaltamento di ruoli: non è un politico a dover rendere conto all’opinione pubblica della distanza tra le proprie affermazioni e i dati di fatto, ma la testata che accede ai dati di fatto a dovere rendere conto al politico di un presunto danno reputazionale. Il New York Times ha affermato che non saranno fornite ritrattazioni o scuse. News e digitale: il Report del Reuters Institute. Il Digital News Report 2025 è un rapporto annuale del Reuters Institute for the Study of Journalism, basato su un sondaggio online di oltre 92.000 consumatori di notizie in 46 mercati, che esplora trend di consumo, fiducia, piattaforme emergenti e modelli di finanziamento delle news digitali. Tra le tendenze chiave di quest’anno emerge una crescita marcata dei video come fonte informativa: l’uso di video su social network è passato dal 52 % nel 2020 al 65 % nel 2025. Negli Stati Uniti, per la prima volta, i social/video network hanno superato TV e siti di news tradizionali come fonte principale nella settimana dopo l’inaugurazione presidenziale di gennaio 2025. L’evitamento selettivo delle notizie raggiunge livelli record: il 40 % degli intervistati dichiara di evitare talvolta o spesso le notizie. Il consumo di podcast resta intorno al 31 %, mentre le newsletter personalizzate continuano a guadagnare terreno come strumento di fidelizzazione. Infine, l’intelligenza artificiale entra prepotentemente nell’ecosistema informativo: circa il 15 % degli under 25 utilizza chatbot come ChatGPT o Google Gemini per aggiornarsi, pur esprimendo diffidenza sui livelli di accuratezza e trasparenza dei contenuti generati artificialmente. Grants e premi. L’Ordine dei giornalisti della Lombardia, in collaborazione con la società Excursus+, svolge un monitoraggio su bandi, borse di studio e finanziamenti destinati ai giornalisti. Potete trovare schede sulle singole opportunità in quest’area del nostro sito. Questo mese vi segnaliamo 3 opportunità: ilPremio Daphne Caruana Galizia; il Global Media Awards 2025di Save the Children; il Premio Giornalistico Estra per lo Sport. Deadline, un podcast sul giornalismo Cos’ha da dirci il caso Garlasco. Massimo Pisa sta seguendo per Repubblica il caso dell’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco. Con lui abbiamo discusso di come sui media stiamo parlando di delitti e di pene, di processi e presunti colpevoli, e più in generale di come si fa cronaca giudiziaria e anche di certi eccessi nel farlo. La puntata di Deadline si intitola Noi e il caso Garlasco e potete sentirla qui>> |