L’emittente radiotelevisiva pubblica di Sassonia, Sassonia-Anhalt e Turingia, modera i commenti seguendo una procedura strutturata e investendo molte risorse. L’obiettivo è combattere l’odio online
di Martina Toppi e Marta Belotti
La Mitteldeutscher Rundfunk (nota più comunemente tra il suo pubblico come Mdr) è l’emittente radiotelevisiva pubblica locale dei Landre tedeschi di Sassonia, Sassonia-Anhalt e Turingia. La sua sede – un vasto complesso industriale del XX secolo che ospitava una macelleria riconvertita oggi in un’imponente redazione – si trova a Lipsia. Qui sono al lavoro centinaia di giornalisti suddivisi in redazioni che si occupano della radio, della televisione e della pagina web dell’emittente. Tra le migliaia di persone impegnate ogni giorno nella produzione di notizie per Mdr, c’è anche un gruppo di dieci persone con un compito molto preciso: contrastare l’hate speech, espressioni di odio rivolte a un individuo o a intere fasce di popolazione.

«Abbiamo deciso di non ignorare i commenti che contengono un linguaggio d’odio: reagire è importante per dare un segnale ai “lettori passivi”. Così dimostriamo di non lasciare che l’hate speech resti incontrastato» spiega Ines Hofmann, editor di Mdr. Tra i temi che maggiormente suscitano questo tipo di reazione nel pubblico della testata ce ne sono alcuni che producono lo stesso effetto anche nelle principali testate italiane: Lgbtq+, cultura woke, migrazioni, cambiamento climatico, vaccinazioni, femminismo, calcio, persino la Deutsche Ban (quello che per noi è Trenitalia). Altri invece sono più tipici del contesto locale, come le questioni legate all’esercito o quelle relative alla cura dei minori.
Mdr fa del contrasto ai messaggi di odio nei commenti dei suoi articoli uno strumento per creare una comunità di lettori/ascoltatori più aperta. La redazione ha realizzato delle linee guida – in costante aggiornamento grazie all’attività di un focus group dedicato – che compaiono nel primo commento sottostante ad articoli e servizi online. «Mantenere un tono amichevole», «trattare gli altri utenti con rispetto e rispettarne le opinioni» sono le indicazioni generali cui segue un elenco di comportamenti vietati e legalmente perseguibili. Si va dal divieto di affermazioni «lesive, diffamatorie e offensive» a quello di «incitazioni alla violenza», di «minacce», «antisemitismo, razzismo, propaganda dell’odio, pornografia» e ancora sono vietati «link esterni», «spam, troll e strategie di benaltrismo». Se tali regole vengono infrante dall’utente più volte, allora quest’ultimo può essere bloccato per un anno.
L’aspetto più innovativo della strategia Mdr nella gestione dei commenti, però, è che la redazione non fa da filtro controllandoli prima che siano visibili a tutti. Viene fatta piuttosto una verifica ex post da un gruppo di dieci persone, non tutti giornalisti. «Il nostro intervento è abbastanza tempestivo: per questo possiamo permetterci di far sì che i commenti vadano online senza alcuna revisione preventiva» continua Hofmann. Il team predisposto alla verifica di quanto scritto dagli utenti poi, in caso rilevi testi che infrangono le linee guida, rende il singolo commento visibile solo all’utente che lo ha creato e procede con una risposta standard del tipo: «Grazie del tuo feedback, vorresti dirci di più su cosa non ti ha convinto di questo articolo/servizio?».
«L’obiettivo è quello di creare discussioni costruttive – spiega Hofmann – In alcuni casi, per ora ancora rari, riusciamo ad avere risposte rispettose dall’utente e instaurare così un confronto. Se però l’hate speech da parte di una stessa persona persiste anche in altri commenti e se si tratta di qualcosa che costituisce un’offesa in accordo con il codice penale, allora passiamo tutto all’ufficio legale che valuta caso per caso».
L’ufficio legale, se lo ritiene opportuno, sporge denuncia all’ufficio del pubblico ministero di riferimento, che per Mdr ha sede a Dresda, dove nel 2020 è stato lanciato il progetto Insieme contro l’hate speech, in collaborazione con il governo del Land Sassonia e dalla Landesmedienanstalt (l’autorità regionale per i media). Si tratta di una coalizione statale che ha portato allo sviluppo di una piattaforma che permette di segnalare commenti critici e inoltrare direttamente le segnalazioni alla Procura generale, tramite un canale centralizzato.
Questo collegamento diretto con la Procura è parte integrante del progetto che coinvolge diverse testate e televisioni tedesche e ha come obiettivo, per usare le parole di Hofmann, quello «di chiarire agli utenti che Internet non è uno spazio privo di leggi, di proteggere la libertà di espressione e promuovere le conversazioni, anche polemiche, ma che stiano nei limiti del decoro e quindi diventino costruttive». Non basta, quindi, individuare ed eliminare i commenti contenenti hate speech, ma per Mdr e gli altri media aderenti al progetto è indispensabile anche esaminare penalmente i contenuti più gravi, senza lasciarli passare inosservati.
In particolare, con Insieme contro l’hate speech si ribadisce un principio chiave: la grande piazza dell’online non può essere uno spazio senza regole dove l’odio circola impunemente. Mdr fa tutto questo perché ha il personale, le energie e le risorse necessarie. La procedura applicata da questa emittente è un’esperienza concreta su come il servizio pubblico può (e deve) essere in prima linea nel contrastare l’hate speech, tassello fondamentale per difendere la libertà di stampa e contrastare l’estremismo digitale.
Ok ma la cosa che interessa di piu’ e’ dove sono i siti contaminati?