In Italia si sta lentamente definendo, in questi ultimi anni, la mappa di un nuovo potere femminile. La sta disegnando la presenza di deputate e senatrici in Parlamento, di ministre, di manager nominate ai vertici delle società quotate in Borsa, di alte funzionarie di alcune aziende pubbliche strategiche. La svolta, pur lenta, è in corso: le donne ai posti di comando danno forza a una classe dirigente più moderna, libera da vecchi schemi e gruppi ristretti di potere. Ma quanto sarà duratura questa svolta? Sarà davvero portatrice di uno sviluppo sociale più equo e moderno già presente in alcune nazioni europee? La realtà è che, ancora, non ci sono le condizioni per una società equa con opportunità e responsabilità equilibrate tra donne e uomini in tutti i campi, pubblici e privati. Resta molto da fare e sarà fondamentale, in questa fase critica, il ruolo delle donne che sono riuscite a incrinare il “soffitto di cristallo”. La posizione al vertice di alcune di loro sarà una determinante leva sociale solo se aprirà a scelte libere e se saprà accelerare mutamenti significativi per tutte in mondi anche distanti: l’innovazione dell’organizzazione del lavoro con orari flessibili, possibilità di lavoro da casa, la creazione delle condizioni per un guadagno equo e il superamento, in tema di educazione, di modelli culturali ancorati a stereotipi di genere. Solo con questi radicali mutamenti sociali potremo assistere a un equilibrio di genere moderno, concreto e davvero compiuto.
Ilaria Li Vigni, avvocata in Milano, esperta in politiche di genere, si occupa di diritto penale e consulenza aziendale. Formatrice in corsi su diritto antidiscriminatorio e diversity, è giornalista pubblicista. Cultrice della materia presso la cattedra di Sociologia del diritto e del lavoro dell’Università degli Studi di Milano, è componente Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia. Tra le sue pubblicazioni per i nostri tipi ricordiamo: Avvocate. Sviluppo e affermazione di una professione (2013), Avvocate negli studi associati e giuriste di impresa (2015), Penaliste nel terzo millennio (2017).