Il racconto della formazione Erasmus organizzata dall’ODG Lombardia a Bruxelles dal 13 al 22 maggio: plenarie dell’Europarlamento, istituzioni, centri di ricerca, workshop. Il risultato sono competenze che chi ha partecipato può ora mettere a disposizione di tutti gli iscritti con nuovi corsi di formazione su questi temi
Di Fabio Savelli
Spunta, ad un tratto, un treno. Si vedono i vagoni muoversi sullo sfondo del proiettore. Valentina evoca la metafora dei convogli (legislativi). Indica con il dito l’indirizzo in rete dove guardarli. Ci giriamo sorpresi guardando le varie stazioni (normative). Direttive, pareri, regolamenti. Tutto lì a portata di schermo, in un clic. Chi ha formulato quella proposta, se è stata accolta, a che punto si trova nel percorso di legge.
Il Parlamento s’ispira alla trasparenza: per non perdersi occorre conoscere i binari. Dal Comitato delle Regioni al Parlamento è un dedalo di linee. Un labirinto in cui è fondamentale conoscere gli orari dei passaggi (tra gli edifici). Le delegazioni nutrite di portaborse e portavoce si muovono come formiche. La babele di lingue nelle mense gremite rappresenta plasticamente le difficoltà di parlare tutti con una voce sola. I traduttori infatti proliferano. Si scambiano impressioni con i vassoi in mano.

Il Parlamento, i briefing alla stampa
Oggi, l’attesa è tutta per la plenaria. L’emiciclo sembra dormiente. Stavolta noi italiani siamo i primi della classe. Puntuale all’appello dell’Europa, con pc e taccuini. I banchi vuoti pian piano si riempiono dei loro titolari. Diventiamo, dunque, osservatori di un rito: la celebrazione più emblematica nello scrigno della democrazia rappresentativa. L’Europa del Novecento, travolta dalle guerre, qui ha saputo superare i conflitti, ma altri steccati si ergono all’orizzonte. Le spese per le armi, la Russia spauracchio dell’est, i Paesi baltici nel mirino, i rapporti controversi con Israele. Gli interventi sono a volte furenti, a volte accalorati. Sembra di danzare sul ciglio dell’abisso quando la presidente della Slovenia, Pirc Musar, prende la parola in virtù di ospite. Striglia l’assemblea su Gaza, richiama i principi fondatori dell’Europa, evoca il rispetto per le istituzioni multilaterali.
La “restituzione”, parola chiave del nostro percorso, appuntamento quotidiano di umori e sensazioni tra di noi, diventerà uno choc. Incollati seguiamo il dibattito. Assorbiamo per infusione quello che stiamo vedendo, ma restiamo destabilizzati dalle divisioni. Le stesse che vediamo sull’ambiente. L’emergenza climatica è schiacciata dalla geopolitica. Il ciclone di Trump può travolgere il Green Deal della commissione Ue. Che ci sia ancora Ursula von de Leyen a guidarla testimonia la possibile continuità, ma gli interrogativi sono tanti: i gruppi politici sono diversi e gli europarlamentari che si siedono di fronte a noi per le interviste segnalano le differenze, evidenziano le storture, alcuni si richiamano al pragmatismo, altri invitano a tenere la barra dritta perché il pianeta non aspetta i convenevoli della democrazia e continua a macinare emissioni.

Alle ore 12, a palazzo Berlaymont, comincia la conferenza stampa quotidiana. I colleghi, in francese e in inglese, interrogano i vari portavoce dei Commissari. La politica estera continua a farla da padrone. Le tensioni commerciali con gli Stati Uniti, le possibili rappresaglie sui dazi. Fatichiamo a contenere la voglia di fare domande. Non lo prevede il protocollo, ora siamo in missione formativa.
L’osservatorio sul clima
Dallo schermo di Copernico seguiamo la rete di sensori tra terra e cielo. I satelliti prevedono e segnalano i rischi climatici. Incendi, inondazioni, tsunami, terremoti, vulcani: la piattaforma si nutre di miliardi di dati. I sistemi di allerta rapida basati su modelli previsionali, il coordinamento con le Protezioni civili nazionali, le procedure in caso di disastri, la task force nelle emergenze, la condivisione dei dati tra la comunità di scienziati, la ricerca tecnologica, i possibili sviluppi grazie all’intelligenza artificiale.

Il workshop
Estraiamo valore dai dati. Il laboratorio del fine settimana ci divide in gruppi. L’obiettivo è di leggere in maniera più sofisticata le tabelle di Istat, ci avvaliamo di un chatbot di Ai generativa per individuare le tendenze, costruire un canovaccio da presentare ai nostri colleghi, pronti a difendere il modo in cui abbiamo ragionato, smontando critiche e possibili detrattori. Non manca il confronto. Presentiamo i nostri lavori sotto forma di Pitch, in diretta Zoom. Nuove competenze digitali si sviluppano, nelle redazioni c’è poco tempo per sperimentare, e questo momento diventa catartico.
La Nato e il clima
Ci si prende un po’ di tempo per sé mentre si corre al quartier generale della Nato in Europa. Dalla disinformazione al nucleare, dalle operazioni convenzionali agli aspetti legati alla cybersecurity. Siamo esposti, ci dicono, ad una tensione ibrida permanente. L’alleanza atlantica, raccontano i professionisti della comunicazione, è esposta a minacce ibride che prendono la forma di sabotaggi, di contenuti virali e fake sui social, di attacchi informatici. La deterrenza passa da qui, le spese per la difesa vertono sull’aumento del budget in relazione al Pil. Ascoltiamo, ci allarmiamo sul destino della Groenlandia.

Molenbeek
La gita in bici a Molenbeek, municipio della regione di Bruxelles socialmente pieno di contraddizioni, ci riporta con i piedi per terra. Tra disuguaglianze e propositi di inclusione. Quella condivisione che ci restituisce il “calcetto”. A coppie di due, tra risate e telecronache, diventiamo una comunità. In tram verso l’hotel uniti come non mai.
