Tabloid numero 6 (2024)

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È dedicato ai rapporti tra informazione e giustizia il sesto numero di Tabloid, che potete sfogliare in basso o scaricare qui.

Un giornalismo sano, quando è chiamato a occuparsi di crimine, di violenza, del processo penale e del carcere, non può che ambire a evitare i due estremi: non può e non deve essere né vittima, né carnefice.
Non può e non vuole essere vittima del contrasto tra politica e magistratura sul tema dei reati dei colletti bianchi, perché di questo si tratta, che si è spesso tradotto nel desiderio di risolvere vere o presunte patologie del giornalismo bloccando l’accesso o limitando la pubblicazione degli atti giudiziari.
Tuttavia, deve anche evitare di sostituirsi alla giustizia. Il “processo mediatico”, quando non indica semplicemente un’inchiesta sgradita, va evitato, e il principio in dubio pro reo deve diventare patrimonio deontologico di tutti noi. (pag. 7).
Più che le leggi, e insieme alle decisioni deontologiche – che non mancano – per evitare i due estremi occorre una cultura dell’informazione, del giornalismo che ci renda più consapevoli del nostro ruolo, pur nel rispetto del principio “fondamentalissimo” della libertà di stampa, oggi spesso negato, come in Russia (pag. 96). Anche i magistrati, del resto, si sono resi conto della necessità di saper comunicare con la stampa, in vista di un interesse comune, e generale (a pag. 26).

Altri temi. La crisi economica del giornalismo– in Italia, dove domanda e offerta di informazione sembrano divergere – resta ampia. L’Ordine, che non è il sindacato e non ha rapporti con gli editori, dovrà occuparsi sempre più di questo tema e di dare visibilità, e dove è possibile sostegno, alle nuove forme di giornalismo: continua quindi, in questo numero, la nostra esplorazione degli esperimenti di successo, dal giornalismo investigativo (pag. 86) al giornalismo sociale (pag. 106).

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