Raccontare la fragilità e usarla come risorsa: è lo spirito di un giornale nato otto anni fa a Milano. Lo realizza un gruppo di giovani giornalisti accomunati dall’esperienza della malattia e dalla volontà di farne una leva di cambiamento collettivo
di Elisa Tomassoli, vicedirettrice de Il Bullone
Fondazione Bullone è un Ente del Terzo Settore fondato dall’imprenditore sociale milanese Bill Niada nel 2012. È una fondazione non profit che coinvolge ragazzi e ragazze tra i 15 e i 30 anni che hanno vissuto o vivono l’esperienza di malattie gravi o croniche – come tumori, HIV, Disturbi del Comportamento Alimentare e patologie rare e croniche – per costruire insieme percorsi di reinserimento nella vita sociale e professionale. I ragazzi che accompagniamo nel loro percorso di riscoperta di un’identità oltre la malattia si chiamano B.Liver, dal nome iniziale del progetto: B.LIVE – Essere, Credere, Vivere: una comunità che va oltre le proprie difficoltà, guardando avanti. Per loro, organizziamo attività culturali, formative, di svago, professionalizzanti e di valorizzazione dei talenti di ciascuno. Ciò che ci guida nelle nostre attività è costruire un mondo in cui malattia e fragilità possano essere raccontate, condivise e affrontate, scardinandole da pregiudizi e tabù.
La strada fatta fin qui
L’esperienza dei B.Liver ha generato Il Bullone: un giornale, un sito, un podcast e un canale social. Il Bullone è una testata registrata e diretta da Giancarlo Perego, nata nel dicembre 2015 in collaborazione con alcuni giornalisti del “Corriere della Sera”. Il mensile è ideato e realizzato dai B.Liver insieme a volontari, illustratori, associazioni e giornalisti professionisti. Ogni mese, i ragazzi e i volontari realizzano il giornale scrivendo articoli, realizzando reportage e inchieste, intervistando grandi nomi del panorama italiano e internazionale, come Marina Abramović, Isabelle Allende, Patch Adams, Giorgio Armani, Anthony Fauci, Jacques Attali e molti altri. In più di otto anni, hanno scritto sul Bullone circa 500 B.Liver, con più di 600 persone intervistate e 4500 copie stampate gratuitamente (grazie alla collaborazione con Monza Stampa, tipografia di proprietà di Corriere dello Sport) e distribuite ogni mese tra scuole, ospedali e realtà del Terzo Settore. Ottantaquattro dei nostri giornalisti hanno ricevuto il tesserino da giornalista pubblicista ad honorem, grazie all’Ordine dei giornalisti della Lombardia. Inoltre, Il Bullone è stato insignito del Premio Montale Fuori Casa – sezione Milano e il Senso Civico – e del Premio De Sanctis della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per l’impegno civile e sociale.
La creazione di un nuovo numero del Bullone ha sempre inizio da una riunione di redazione, a cui tutte e tutti i B.Liver sono invitati a partecipare: ogni riunione è inaugurata dall’illustrazione delle tematiche scelte dal comitato di redazione, e su cui ognuno può prendere parola e ampliare, stravolgere, o aprire nuovi spunti di riflessione. La riunione di redazione non è soltanto la continuazione di un progetto editoriale, ma è anche e soprattutto un momento di incontro, socializzazione e dialogo, in cui è valorizzata l’unicità di ognuno. Durante il mese di scrittura e progettazione del giornale, tutti i B.Liver vengono coinvolti secondo un obiettivo di elaborazione della propria storia di malattia, di orientamento formativo e professionale, in cui i dubbi, le debolezze e le incertezze sono parte integrante del processo, e in cui il talento di ognuno emerge con strumenti e modalità personalizzate.
Ad ottobre dello scorso anno abbiamo organizzato InVisibile Festival, il primo festival di Fondazione Bullone presso l’IBM Studios in Piazza Gae Aulenti: tre giorni all’insegna del confronto intergenerazionale e intersezionale, per scoprire tutto ciò che ognuno di noi credeva, appunto, invisibile. InVisibile Festival ci ha anche offerto la possibilità di inaugurare il Bullone.eu, un progetto pilota realizzato in collaborazione con la realtà svedese Traces&Dreams e co-finanziato dall’Unione Europea.
Giornalismo sociale
Il Bullone viene distribuito gratuitamente in ospedali, scuole, altre realtà e luoghi che credono nel progetto e che si mettono a disposizione per la divulgazione. Attraverso una donazione mensile o annuale, le persone possono inoltre sostenere la redazione e ricevere il cartaceo a casa ogni mese. Una volta stampato, il giornale viene pubblicato sul sito della Fondazione e alcuni dei suoi contenuti trasformati in articoli per il blog e divulgati attraverso i canali digitali.
Da questa esperienza, sono nati diversi progetti editoriali: libri, podcast, blog, video, che si stanno sviluppando, sia per valorizzare la grandissima ricchezza di contenuti della comunità che ruota intorno al Bullone, sia per aziende e altre realtà che per cui realizziamo progetti editoriali dedicati.
All’interno del Bullone, i cui temi cambiano ad ogni numero, sono presenti rubriche periodiche: la “B.Liver Story”, in cui ogni mese un B.Liver racconta la sua storia di rinascita; le “Interviste Impossibili”, dialoghi con personaggi della nostra storia intervistati dai giornalisti del Bullone attraverso il dialogo con chi li ha conosciuti bene e si mette nei loro panni; “Pensieri Sconnessi”, la rubrica di Bill Niada, fondatore di Fondazione Bullone. Ma anche una redazione sportiva, e due rubriche in collaborazione con Animenta, associazione che si occupa di sensibilizzazione e divulgazione sui disturbi del comportamento alimentare e La Mammoletta, “sede del mare” di Fondazione Exodus di Don Mazzi, che offre percorsi di reinserimento e accoglienza per adolescenti e giovani adulti con problemi di dipendenza e disagi sociali.
Al centro del progetto del giornalismo sociale del Bullone ci sono persone che diventano parte di una comunità che mette al centro le loro storie di sofferenza e di rinascita, un luogo in cui sui trasformano le esperienze individuali in esperienze condivise, e irraggiano sulla società la luce del possibile, anche quando sembra tutto impossibile.
Il Bullone è la nostra proposta per un nuovo giornalismo sociale in cui la voce delle nuove generazioni è centrale per raccogliere bisogni, esperienze, visioni e desideri. I temi che affrontiamo sono una commistione di vissuti, cronaca, esperienze condivise ed esperienze che al di fuori della nostra realtà spesso non sono comprese. La vera forza della redazione del Bullone è la perpetua riscoperta della vita, una vita che non si nasconde, ma che pone dubbi, che attraversa l’incertezza per acquisire l’unica certezza che possiamo avere: che siamo tutti esseri delicati e fragili, ma che grazie alla sincerità di uno sguardo che accoglie, che indaga senza giudicare, che si apre al diverso, possiamo costruire mattone dopo mattone, bullone dopo bullone, una società più umana e armonica.
Il metodo Bullone
Per poter definire la modalità con cui svolgiamo le nostre attività, abbiamo coniato il “metodo Bullone”, un sistema multicanale e multidisciplinare sostenuto dal nostro motto: “Pensare. Fare. Far pensare”. Il metodo Bullone nasce dalla necessità di creare spazi di libertà, parola e ascolto, in un dialogo costruito nei silenzi e nei confronti, celebrando la differenza e la complessità in una continua sperimentazione creativa.
InVisibile Festival ci ha permesso di condividere con tutte e tutti l’esperienza del metodo Bullone, creando uno spazio collettivo in cui l’incontro è lo strumento primario di apprendimento. Il nostro festival ci ha permesso di coinvolgere ospiti, associazioni, aziende e professionisti con conversazioni, performance e progetti che potessero esprimere a pieno l’essenza di Fondazione Bullone, con la convinzione che il nostro metodo ha coerenza ed efficacia proprio perché basato sulla commistione di varie discipline: editoria, arte trasformativa, formazione e sensibilizzazione.
Il Bullone è un’opportunità di scoperta, un luogo in cui potersi esprimere senza giudizio, mostrare i propri talenti, narrarsi senza paura e dialogare insieme agli adulti. È un percorso attraverso nuove consapevolezze in cui, con gentile prorompenza, la diversità è ricchezza e la fragilità diventa bellezza.