Diritti al cuore dell’informazione

Quaranta collaboratori sparsi in Italia e nel mondo per denunciare le violazioni dei diritti umani e raccontare le storie di chi lotta per difenderli. Osservatorio Diritti è una testata che fa a meno della pubblicità. E che presto aprirà anche un centro studi

di Marco Ratti, direttore responsabile di Osservatorio Diritti

Il progetto più recente, il più impegnativo, riguarda lo sviluppo di un’App sul consumo critico e la creazione di un centro studi in grado di valutare le aziende in base al rispetto dei diritti umani e dell’ambiente. Ma questo è solo l’ultimo passo del cammino di Osservatorio Diritti (OD), un percorso cominciato tra fine 2016 e inizio 2017 da un gruppo di giornalisti freelance che si incontravano in alcuni caffè di Milano.
È in quel periodo, infatti, che è maturata l’idea di una testata che si occupasse esclusivamente di diritti umani. Di informazione al riguardo ne circolava (e ne circola) tantissima, ma con limiti evidenti, che ne bloccavano la diffusione tra il grande pubblico. Ad occuparsene, a parte alcuni centri universitari che mantenevano uno stile accademico, erano soprattutto ong, associazioni, organizzazioni informali e singoli, tutti spinti da forti motivazioni ideali e con l’obiettivo di portare avanti azioni a favore di chi non poteva ancora godere appieno di quei diritti. Ma mancava qualcuno che si impegnasse a farlo in maniera professionale, indipendente, approfondita e con continuità. E così, mentre i media mainstream guardavano a queste notizie con poco interesse e solo in occasione di fatti gravissimi, i giornalisti che hanno partecipato alla fondazione di OD hanno deciso che fosse importante provare a colmare questo vuoto informativo.

Il sito va online
Il 29 marzo 2017, grazie al lavoro di una quindicina di giornalisti, è andato online OsservatorioDiritti.it, la testata che negli anni è diventata il punto di riferimento per chi si interessa ai diritti umani. E il gruppo, nel tempo, è cresciuto sia da un punto di vista numerico, sia geografico: i collaboratori sono ormai una quarantina e, oltre che in Italia, vivono e scrivono da diversi Paesi dell’America Latina, dell’Europa centrale, dell’Asia e dell’Africa.Gli argomenti trattati – sempre con articoli di approfondimento piuttosto lunghi per il web (5-10 mila battute), così da fornire il contesto – sono tanti, anche se il taglio non cambia mai: denuncia di violazioni dei diritti umani e racconto dei difensori dei diritti.La sezione madre di tutto il sito è Diritti umani, elaborata ispirandosi alla Dichiarazione dei diritti umani delle Nazioni Unite. La sezione è suddivisa in: salute, lavoro, istruzione, ambiente, diritti civili, diritti sociali. Un’altra “colonna” di OD è la parte relativa alla Discriminazione: bambini, carcerati, donne, senza fissa dimora, Lgbt, minoranze, nomadi, persone con disabilità e popoli indigeni. Viene anche dato spazio a: InchiesteMigrantiConflitti (guerra, terrorismo e armi), EconomiaDifensori dei diritti (ong, gruppi e movimenti sociali, campagne, organizzazioni internazionali, giustizia), DossierCultura (cinema, libri, teatro). Le Idee sono tenute distinte dalle informazioni e in questa parte del sito rientrano blog, editoriali e interviste.

La scommessa su cui si fonda tutto il progetto, in sintesi, è questa: l’informazione legata ai diritti umani, se fatta in maniera indipendente e professionale (sia da un punto di vista dei contenuti, sia per quanto riguarda la Seo), non è un argomento per soli addetti ai lavori, ma è capace di interessare tanta gente.

L’impatto culturale e sociale
L’attività di Osservatorio Diritti, che cerca di avvicinare la vita delle vittime di violazioni dei diritti umani a quella dei lettori, ha un impatto culturale che è difficile da misurare. Ma nel corso degli anni ci sono state ricadute visibili, anche se in certi casi non è stato possibile darne conto nei dettagli. In un Paese africano, la pubblicazione di una serie di articoli ha contribuito in maniera determinante alla liberazione di due attivisti che erano stati arrestati dal regime. Alcuni pezzi sulla situazione di un Paese dell’Europa orientale di cui non si occupava alcuna testata sono stati presentati in un tribunale svizzero per sbloccare la richiesta dello status di rifugiato presentata da alcuni difensori dei diritti e già rifiutata in passato.

Il fatto di essere indipendente e senza conflitti d’interesse (si veda più avanti), inoltre, ha permesso a Osservatorio Diritti di occuparsi di notizie che gli altri media non coprivano. Un esempio su tutti: OD ha seguito tutte le udienze del processo a Eni e Shell, accusate insieme ai loro vertici di corruzione internazionale per l’acquisizione della licenza petrolifera Opl 245 in Nigeria (si ipotizzava una tangente da quasi 1,1 miliardi di dollari). Indipendentemente dalla conclusione del processo (sono stati tutti assolti), si trattava di un dibattimento di interesse pubblico, perché si ipotizzava il pagamento di una delle più grandi tangenti della storia da parte di una società partecipata per circa il 30% dallo Stato italiano. Eppure le grandi testate si sono viste di rado.

La sostenibilità economica

Dal 2019 OD è edita dall’associazione non profit Osservatorio sui Diritti Umani ETS e non ospita pubblicità, se non molto sporadicamente e con criteri piuttosto restrittivi. Questa scelta è stata fatta per due ragioni. L’esperienza fatta nelle redazioni dei grandi giornali, innanzitutto, ha fatto toccare con mano ai fondatori di OD quanto le ragioni degli inserzionisti pesino sulla scelta delle informazioni da dare (e da non dare) e sul taglio dei pezzi, motivo per cui il gruppo, all’unanimità, ha scelto di mettere l’indipendenza davanti a tutto, pur sapendo di rinunciare in questo modo a una fonte d’entrata economica potenzialmente rilevante.
In secondo luogo, OD ha scelto di rifiutare la pubblicità di qualunque soggetto economico che opera, o che potrebbe agire, in violazione dei diritti umani. Un criterio molto stringente, dunque, che ha portato di fatto la testata a non ospitare alcuna inserzione negli ultimi anni.
A distanza di tempo, questa scelta si è rivelata importante. E anche se richiede un impegno continuo per trovare i finanziamenti necessari ad andare avanti, Osservatorio Diritti può vantare di aver raddoppiato il compenso dei collaboratori dal 2017 a oggi (l’ultimo aumento risale a giugno 2022).

La sostenibilità economica dell’attività ordinaria dell’associazione è garantita quasi interamente dal sostegno di singoli donatori e associazioni non profit, soprattutto nel corso delle campagne di raccolta fondi. In questo modo, infatti, OD riesce a coprire tutti i costi relativi alla testata online (pagamento dei giornalisti, soprattutto, e servizi digitali), alla produzione e invio di due newsletter settimanali (una su “Imprese e Diritti Umani”, un’altra che riassume i contenuti del sito degli ultimi sette giorni) e alla pubblicazione di qualche libro (i tre titoli editi dall’associazione dal 2019 a oggi sono: Immigrazione oltre i luoghi comuni. Venti bufale smontate un pezzo alla volta, per cominciare a parlarne sul serioCoronavirus. Viaggio nelle periferie del mondo e Tracce indelebili. Storie di dieci attivisti che hanno cambiato il mondo).

In passato OD ha curato anche la sezione specifica sui diritti umani per altre testate giornalistiche. 

Per realizzare progetti che richiedono una quantità di risorse maggiore, OD si è rivolto a enti di grandi dimensioni, scelti sempre con l’obiettivo di preservare l’indipendenza dell’informazione. In particolare, in questo momento l’associazione pubblica due podcast, entrambi finanziati in parte da Fondazione Cariplo. Uno è Diritti e Rovesci, che seleziona e racconta ogni giorno, in circa 5 minuti, notizie e approfondimenti sui diritti umani dall’Italia e dal resto del mondo. L’altro è Diritti al Cuore, che a settimane alterne, un sabato sì e un sabato no, porta l’ascoltatore a conoscere storie di lotta per la difesa dei diritti umani (ogni puntata dura una ventina di minuti).

A fine 2022, infine, l’associazione Osservatorio sui Diritti Umani ETS è stata ammessa nel Registro unico nazionale del terzo settore (Runts), il che le permette da quest’anno in avanti di ricevere il 5 per mille (il Codice Fiscale è 97843770153).

Il futuro: un’App per il consumo critico

Come accennato più sopra, da un paio d’anni l’associazione sta lavorando per porre le basi a un nuovo, ambizioso, progetto: quello di sviluppare un’App sul consumo critico, che valuterà le aziende in base al rispetto dei diritti umani e dell’ambiente.

Lo scorso marzo, il Gruppo Banca Etica ha accettato di finanziarie una parte importante delle spese iniziali ed entro giugno 2024 si prevede la pubblicazione dell’applicazione.

Il progetto dell’App potrà essere realizzato grazie alla collaborazione con altre realtà. In Italia, infatti, OD ha trovato l’appoggio del Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Pisa (quelli della Guida al consumo critico) e sta tuttora allargando il network.

A livello internazionale, inoltre, l’associazione è entrata a far parte della rete messa in piedi da Ethical Consumer, un’organizzazione di Manchester, anch’essa formata perlopiù da giornalisti, che si occupa di questi temi dal 1989 e che aiuterà nella formazione dei ricercatori.

Per altre informazionisegreteria@osservatoriodiritti.it
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