Intercettazioni, una legge bavaglio al diritto di cronaca? – Newsletter n°2/2018

Newsletter n°2/2018 – In questo numero:

  • Editoriale di Fabio Cavalera
  • Cosa dice la legge
  • Gossip e pettegolezzi? Quei famosi sms… di Marinella Rossi
  • I profili critici, punto per punto di Ilaria Li Vigni
  • Le start up dei ragazzi della Tobagi  di Andrea Fioravanti
Intercettazioni, una legge bavaglio
al diritto di cronaca?

Stampa e giustizia. La nuova legge sulle intercettazioni telefoniche

Aula 208 Università degli Studi, via Festa del Perdono 7, Milano
Relatori: Armando Spataro (procuratore capo a Torino), Luigi Ferrarella (Corriere della Sera), Salvatore Scuto (avvocato), Gian Luigi Gatta e Francesca Ruggieri (docenti universitari). Moderano: Marinella Rossi (Comitato indirizzo Master in giornalismo)
Ilaria Li Vigni (avvocata e pubblicista)
Corso di formazione deontologico 12 giugno h. 14,30-18 (5 crediti in Sigef)

Cara Collega

Caro Collega

il 26 luglio cambierà il modo di fare cronaca? La libertà di stampa sarà ingabbiata da norme che ci imporranno il paludamento nella ufficialità? La giusta tutela della privacy è il pretesto per mettere il bavaglio alle notizie e alle inchieste scomode?

Scusate la banalità delle domande ma un dato è certo: quel giorno, ormai vicinissimo, dovrebbe diventare operativa, se non interverranno proroghe, la disciplina sulle intercettazioni telefoniche che, in un modo o nell’altro, avrà un impatto importante sul nostro lavoro.

Commetterebbe un grave errore chi pensasse che la nuova legge con cui dovremo fare i conti è un affare di esclusiva competenza dei giornalisti impegnati nella cronaca giudiziaria. In realtà l’impatto sarà complessivo e coinvolgerà tutti, proprio tutti, nei quotidiani, nei periodici di informazione politica e nei periodici di informazione leggera e di intrattenimento, nei blog, nelle radio, nelle televisioni.

Ecco perché, questa volta, dedichiamo la nostra newsletter alle intercettazioni telefoniche ed ecco perché l’Associazione Walter Tobagi ha collaborato con l’Università nella organizzazione dell’evento formativo deontologico del 12 giugno pomeriggio nell’aula 208 in Statale (è in piattaforma Sigef).

Crediamo che la normativa vada spiegata nelle sue ricadute e nelle sue criticità affinché ognuno di noi possa riflettere anche per offrire una risposta ragionata alle domande iniziali. La discussione è aperta fra chi crede che la legge sia un “gentile regalo” impacchettato per tapparci la bocca e chi invece pensa che nelle maglie del decreto legislativo vi siano comunque spazi non piccoli per continuare ad andare controcorrente riportando, con onestà e con i dovuti riscontri, i fatti sui quali vi è un prevalente interesse pubblico alla divulgazione. Conoscere questi spazi, per poi occuparli in modo intelligente e serio, è essenziale nel nostro presente e nel nostro futuro.

E a proposito di futuro è lì che guarda Andrea Fioravanti allievo del master di giornalismo, il settimo biennio che sta terminando. Nel suo pezzo ci spiega come alcuni colleghi della scuola abbiano avviato interessanti start-up giornalistiche e abbiano ipotizzato nuovi progetti editoriali.  È solo con le idee, con il coraggio e con la passione che si affrontano le sfide professionali.

Lo abbiamo detto la volta scorsa e lo ripetiamo: intendiamo, come Associazione Walter Tobagi e come Ordine Giornalisti della Lombardia, avere un occhio attento alle tematiche del presente e alle prospettive del domani. Un impegno che ci auguriamo possa essere utile.

Grazie a tutti e buona lettura

Fabio Cavalera

Consigliere Ordine Giornalisti Lombardia
Presidente Associazione Walter Tobagi

per la formazione al giornalismo

COSA DICE LA RIFORMA
alla NORMATIVA sulle INTERCETTAZIONI

D.lgs. 29/12/2017 n.216

I punti salienti della riforma riunti per argomento

  • DIFFUSIONE DI RIPRESE E REGISTRAZIONI FRAUDOLENTE:
    FINO A 4 ANNI DI CARCERE

Carcere fino a 4 anni per “chiunque, al fine di recare danno all’altrui reputazione o immagine, diffonde con qualsiasi mezzo riprese audio o video, compiute fraudolentemente, di incontri privati o registrazioni, pur esse fraudolente, di conversazioni, anche telefoniche o telematiche,  svolte in sua presenza o con la sua partecipazione”. Delitto punibile a querela della persona offesa. La punibilità è esclusa se la diffusione delle riprese/registrazioni è finalizzata alla utilizzazione in un procedimento amministrativo o giudiziario o per l’esercizio di difesa o del diritto di cronaca.

  • DIVIETO DI TRASCRIZIONE ASCOLTI IRRILEVANTI

“E’ vietata la trascrizione, anche sommaria, delle comunicazioni o conversazioni irrilevanti ai fini delle indagini, sia per l’oggetto che per i soggetti coinvolti, nonché di quelle parimenti non rilevanti, che riguardano dati personali definiti sensibili dalla legge”. Nel verbale delle operazioni “sono indicate, in tali casi, soltanto la data, l’ora e il dispositivo su cui la registrazione è intervenuta”. E’ l’ufficiale di polizia giudiziaria a informare preventivamente “il pubblico ministero con annotazione sui contenuti delle comunicazioni e conversazioni”. Tuttavia il pm, “con decreto motivato, può disporre che le comunicazioni e conversazioni” (ritenute a prima vista irrilevanti) “siano trascritte nel verbale quando ne ritiene la rilevanza per i fatti oggetto di prova”.

  • ARCHIVIO RISERVATO IN MANO AL PM

A conservare tutti i verbali e registrazioni in un archivio segreto sarà il pubblico ministero che entro 5 giorni dalla conclusione delle operazioni provvede al deposito di tutti gli atti – salvo un differimento disposto per indagini particolarmente complesse – formando un elenco del flusso di comunicazioni, verbali, informatiche o telematiche rilevanti ai fini della prova. Quindi avvisa immediatamente del deposito i difensori delle parti, che, così come il giudice delle indagini preliminari e la polizia giudiziaria, potranno esaminare gli atti e ascoltare le registrazioni con apposito strumento fornito dall’archivio ma non potranno estrarne copia. Nel caso che dal deposito possa “derivare un grave pregiudizio per le indagini, il giudice autorizza il pubblico ministero a ritardarlo, non oltre la chiusura delle indagini”. Una volta ricevuto l’avviso di deposito, i difensori potranno chiedere l’acquisizione degli atti rilevanti ai fini della prova, e la distruzione di quelli catalogati come irrilevanti e inutilizzabili “a tutela della riservatezza”.  Le conversazioni tra legale e cliente, nel caso fossero intercettate, non devono essere inserite neanche nei brogliacci di ascolto. Con l’ordinanza emessa dal giudice, che comprende gli atti di prova ed esclude quelli inutilizzabili, cade il segreto.

  • IN ATTI SOLO BRANI ESSENZIALI

Per tutelare la riservatezza, pm e giudici, nelle richieste e nelle ordinanze di misure cautelari, riporteranno “ove necessario” solo i “brani essenziali” delle intercettazioni: una regola cui devono ispirarsi anche le “informative di polizia giudiziaria”.

  • UDIENZA STRALCIO SOLO SE NECESSARIO

Quanto alla cosiddetta “udienza-stralcio”, udienza camerale del giudice con pm e avvocati in cui si scremano gli atti utilizzabili da non, sarà solo il giudice, in camera di consiglio, dopo le misure cautelari o al momento della chiusura delle indagini, a decidere sull’acquisizione delle intercettazioni indicate dalle parti, e potrà ordinare anche lo stralcio delle registrazioni e dei verbali di cui è vietata l’utilizzazione. Quando invece si rivelerà “necessario” per la rilevanza delle questioni, la decisione del giudice sarà presa dopo un’udienza con accusa e difesa.

  • OK CON LIMITI AL TROJAN, IL VIRUS SPIA

Il formidabile captatore informatico che può trasformare smartphone, tablet e pc in veri e propri microfoni di ascolto remoto, è consentito ai fini d’intercettazione tra presenti in ambito domiciliare solo se si procede per i delitti di criminalità organizzata o terrorismo. Al di fuori di queste tipologie di reati, l’uso del Trojan nelle abitazioni è limitato ai casi in cui vi sia un’attività criminosa in atto. I risultati delle intercettazioni captate con il virus spia non possono essere utilizzati per reati diversi da quelli per i quali è stato autorizzato “salvo che risultino indispensabili per l’accertamento di delitti” che comportino “l’arresto in flagranza”.

  • SEMPLIFICAZIONE INTERCETTAZIONI PER REATI CONTRO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Nei procedimenti per delitti di pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione, puniti con pena non inferiore ai 5 anni, vengono semplificate le procedure per l’ascolto di conversazioni. Occorrono gravi indizi di reato e le intercettazioni devono essere necessarie per procedere nelle indagini.

  • ORDINANZE CAUTRELARI ACCESSIBILI AI GIORNALISTI

I giornalisti potranno chiedere e ottenere copia delle ordinanze di misura cautelare emesse dal gip, una volta che queste siano state rese note alle parti, e per le quali cade il segreto.

Gossip e pettegolezzi? Quei famosi sms…
di Marinella Rossi
Comitato di indirizzo Master in giornalismo Walter Tobagi

Non fate troppi pettegolezzi, scrisse qualcuno immaginando il dopo di lui. Non pensava certo alla condizione dell’informazione, dove il pettegolezzo, sovente, si preferisce e sostituisce la notizia. Qui se ne ricorda uno, che fu pubblicato a tutta pagina in mezzo a roba seria: “Ti amo, Ricucci, sono tua per sempre”. Firmato, Anna Falchi. E’ un sms del luglio 2005, ora ridotto alla sua valenza neutra quanto personalissima. Non saranno certo solo gli addetti alla cronaca giudiziaria a ricordare la massa informe d’intercettazioni, che dai brogliacci della magistratura precipitarono sulle pagine dei giornali nella consueta corsa forsennata a chi ha un virgolettato in più. Siamo nell’estate calda delle scalate bancarie, nel mezzo dell’inchiesta della Procura milanese sull’assalto ad Antonveneta e BNL nel segno di acquisizioni pilotate per arricchire gli amici e sotto un preteso, forse pretestuoso, segno dell’italianità.

Il 6 e 12 agosto 2005 il quotidiano La Repubblica pubblicò con tanto di strappi evidenziati in due paginate questa comunicazione personale, e altre di tenore analogo, tra il “furbetto del quartierino” (così auto-battezzatosi), l’immobiliarista romano indagato, e l’allora moglie, l’attrice Anna Falchi. Fu un’operazione discutibile, emblematica di un’era in cui i giornalisti in possesso dei brogliacci (fase successiva alla pubblicazione delle misure cautelari) ritenevano che qualsiasi cosa fosse presente in atti giudiziari esentasse da valutazioni deontologiche proprie su cosa è pubblicabile o no. (Se era nelle carte del magistrato, il pensiero corrente…). Ci si esimeva da scegliere cosa fosse d’interesse giudiziario e/o pubblico (categoria a volte labile che passa per politici, gente di spettacolo, fino a figure di rilevanza pretesa), per cui doveroso è sacrificare il diritto alla privacy, e cosa invece indiscutibilmente “personale”, per cui la pubblicazione raffigura un’aggressione alla sfera più intima.

A chi poteva interessare e perché, se non a solleticare pruderie incongruenti rispetto al diritto/dovere di cronaca, esporre l’sms d’amore imperituro, allora, fra Anna Falchi e Stefano Ricucci?

Il diritto/dovere di informare, nell’ambito della cronaca giudiziaria, subisce, secondo criteri fortemente discrezionali, una prassi consolidata, per cui il pubblicabile e il non pubblicabile – escluse derive di rilevanza penale – sono da dimensionare a sensibilità, cultura, formazione, deontologia del giornalista che reperisce le carte, e a salire, del direttore o chi per lui. Secondo percezioni diverse, e indossando un habitus deontologico più stretto o più largo, anche in base a diverse esigenze di approccio al pubblico.

Bene, l’amore di Anna per Stefano, se non lo vorranno comunicare loro, voi, giornalisti, non lo potreste scrivere ma, soprattutto, non lo potrete leggere più: perché frasi insignificanti dal punto di vista investigativo e sociale d’ora in poi non dovrebbero comparire nella montagna di atti che si sedimenta in un fascicolo processuale. Lo si potrà definire un oscuramento da “legge bavaglio”? Parliamo del d.lgs., 29 dicembre 2017, n° 216, che si attuerà dal 26 luglio, salvo per la disposizione che cancella il divieto – formale – di pubblicare le ordinanze di misura cautelare (efficace dal 26 gennaio 2019) e che consentirà agli organi d’informazione di utilizzarle legittimamente, così chiudendo l’era di trattative a elemosinare ciò che dovrebbe essere di pubblico dominio: il perché si procede a un arresto.

A dispetto di quanto si è letto ancor prima che la legge Orlando (dal Ministro della Giustizia che l’ha voluta) fosse licenziata il 29 dicembre, questa non pare un’iniziativa volta a strangolare la libertà di stampa. I modi di acquisizione di una notizia sensibile resteranno le stesse, a cavallo tra quanto si può e quanto non si potrebbe: unico segnale luminoso che la notizia sia vera, comprovata dalle carte e non orecchiata da fonti compiacenti o manipolatrici, e d’interesse giudiziario e/o pubblico. Un fatto, un’intercettazione che proverranno da atti depositati, e di cui le parti vengono in possesso, rientra in quel che si può. E rientra nella stragrande massa di quanto, ogni giorno, si legge sui giornali. Una notizia che bruci sul tempo la fase del deposito atti, che sia vera e doppiamente confermata (e non danneggi le indagini o non rappresenti un favoreggiamento degli indagati) rientra in quel “che non si potrebbe”; ma è anche il nucleo fulgido del vero giornalismo e della libertà di stampa, che il più delle volte è in parziale contrasto con gli interessi stringenti della magistratura, eppure rappresenta anche il doveroso controllo sugli atti della medesima – atti che incidono su valori costituzionali come libertà personale, innocenza, colpevolezza, dignità, reputazione.

In assenza, occorre ammetterlo, di un “self restraint” degli operatori dell’informazione, il legislatore ha compiuto un passo forte a maggior tutela della privacy, eliminando, all’origine, cioè alla formazione stessa degli atti di un processo, ogni riferimento documentale o registrato a persone occasionalmente coinvolte nelle intercettazioni, e non rilevante a fini di giustizia. Si ordina di escludere dai primi passi dell’inchiesta comunicazioni definite inutilizzabili, contenenti dati sensibili non pertinenti all’accertamento delle responsabilità, e irrilevanti.

Questo lo spirito della riforma. Ci si potrà chiedere: chi e come si definirà in modo certo che una conversazione e un contatto siano irrilevanti anche oltre la contingenza? A chi spetta questa operazione di scrematura, che, una volta eseguita, potrebbe rendere irreversibile, o molto difficoltosa, la procedura inversa?

Le criticità ci sono: un’eccessiva responsabilizzazione (e potere di discernimento) della polizia giudiziaria che ascolta e riporta al pubblico ministero il senso di un’intercettazione, e, in caso di conversazioni al momento ritenute non rilevanti, solo la data e l’ora della registrazione: ma così l’investigatore dovrà assumersi il complesso compito di confrontarsi con un concetto di rilevanza della frase intercettata non in chiave statica, ma dinamica; l’indiscussa difficoltà a “vaticinare”, a inizio indagini, quanto un’intercettazione in cui compaiono persone e contatti estranei all’oggetto contingente, non diventerebbero centrali nel prosieguo delle stesse indagini, e magari per altri titoli di reato. Inoltre, l’eliminazione di virgolette nelle ordinanze potrebbe ingenerare nei media più interpretazioni e più dubbie di una frase netta e ben attribuibile. E che dire dei tempi esigui a disposizione degli avvocati per la presa in carico degli atti; o del rischio, con la possibilità di chiedere da parte dei difensori la distruzione d’intercettazioni ritenute al momento irrilevanti, di far perdere irrimediabilmente possibili prove future.

Poi c’è il Sancta Sanctorum, l’”archivio riservato”, messo sotto controllo del pubblico ministero, in cui si conserva la massa dell’utilizzabile e non, cui hanno accesso pm, delegati, polizia giudiziaria, gip, difensori (che potranno ascoltare le intercettazioni solo con un apparecchio a disposizione dell’archivio, ma non estrarne copia), e su cui il procuratore dovrà disporre meccanismi di stretta vigilanza del personale. Il tutto, prescrive la riforma, a costo zero.

Sì, le preoccupazioni di magistrati, giuristi, avvocatura, sono comprensibili. Nel bilanciamento tra valori protetti costituzionalmente – tutela della riservatezza, esigenze investigative ed efficace esercizio del diritto di difesa – l’ago oscilla a favore della privacy. Che se consistesse solo nel – ti amo per sempre – farebbe pensare al topolino per cui si smuove una montagna. Ma sappiamo che non solo di questo si tratta. Quando basterebbe un’informazione incardinata su criteri di responsabilità, sobrietà e imparzialità, alimentata da giornalisti preparati e non ricattati da una precarietà strutturata, a scongiurare derive e indiscutibili abusi. A fare da antidoto a volgarità, faziosità, dismisura, quando non manipolazione persino. Non dovrebbe essere una legge a cancellare i pettegolezzi.

Troian horse e trascrizioni irrilevanti: 
i profili critici punto per punto
di Ilaria Li Vigni
Avvocato e consigliere Ordine giornalisti Lombardia

Il Consiglio dei Ministri ha dato il via alla riforma della legge in materia di intercettazioni che entrerà in vigore sei mesi dopo la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ovvero il 26 luglio 2018. Il decreto legislativo in esame era stato già previsto nell’estate 2017 all’interno della tanto attesa riforma del codice penale e di procedura penale (L. 103/2017). Il provvedimento introduce nel codice penale il delitto di “diffusione di riprese e registrazioni di comunicazioni fraudolente” con esclusione di quelle realizzate per esercizio del diritto di difesa o del diritto di cronaca e dispone il divieto di trascrizione, anche sommaria, delle comunicazioni o conversazioni ritenute irrilevanti per le indagini. Numerose sono le novità introdotte da tale provvedimento, vediamole in sintesi, soffermandoci su pregi e criticità allo stato dell’arte.

1. Divieto di trascrivere conversazioni irrilevanti ai fini delle indagini. Tale impedimento agevolerà non solo il corso delle ricerche, ma ridurrà i tempi, oggi fin troppo lunghi, di durata dei processi. Tuttavia, vi è, in dottrina, chi sottolinea come non sarà semplice valutare una conversazione come “irrilevante”, potrebbero esserci difficoltà interpretative in tal senso e la Polizia Giudiziaria, organo deputato a tale controllo, acquista un potere discrezionale tanto ampio quanto dubbio.

2. Creazione di un nuovo archivio di cui avrà esclusiva custodia il Pubblico Ministero. Gli atti saranno depositati dallo stesso Pubblico Ministero entro 5 giorni dalla conclusione dei lavori, sempreché non vi siano “gravi pregiudizi per le indagini”. Per la prima volta, la documentazione non sarà più soggetta alla clausola di segretezza, dapprima requisito inviolabile e vi sarà, inoltre, la possibilità di richiedere successivamente la distruzione delle registrazioni non acquisite dal Giudice. Riforma importante, quella descritta, da un punto di vista teorico e foriera potenzialmente di maggiore trasparenza nella gestione del materiale fonico. Tuttavia aumenta radicalmente la responsabilità del Pubblico Ministero sulla gestione dell’archivio che dovrà essere tassativamente personale e non delegabile ad alcun collaboratore, pena, altrimenti, quell’ovvia “fuga di notizie” che troppo spesso si è verificata negli uffici inquirenti.3. Un nuovo reato. Il provvedimento introduce una nuova fattispecie criminosa all’interno del codice penale, il cui art. 617 septies sancisce: “Chiunque al fine di recare danno all’altrui reputazione o immagine, diffonde con qualsiasi mezzo, riprese audio o video compiute fraudolentemente, di incontri privati o registrazioni, pur esse fraudolente, di conversazioni, anche telefoniche o telematiche, svolte riservatamente in sua presenza o alle quali comunque partecipa sarà punito fino a 4 anni di reclusione ad eccezione di quelle registrazioni o riprese che provengano in via diretta ed immediata dalla loro utilizzazione in un procedimento amministrativo giudiziario o per l’esercizio del diritto di difesa o del diritto di cronaca”. Positiva l’introduzione del reato, certamente a tutela della riservatezza ma foriera di maggiori dubbi la duplice eccezione dell’esercizio di un diritto in generale e del diritto di cronaca. Dovranno essere valutati con estremo rigore, pena un annacquamento della fattispecie e un vuoto di tutela.

4. Diritto di difesa. A seguito della valutazione del Giudice per le indagini preliminari, gli avvocati potranno avere copia delle informazioni rilevanti insieme ai verbali di intercettazioni. Resta fermo il divieto di inserire all’interno dei registri di ascolto le conversazioni tra il difensore e il suo assistito così come disposto dall’art. 271 co. 2 c.p.p. Tale previsione è stata molto criticata dagli avvocati, in quanto, certamente, le conversazioni con gli stessi non sono utilizzabili né trascrivibili, ma, per il solo fatto che possano materialmente avvenire, gli inquirenti si trovano ad avere un  potere informativo certamente indebito, anche relativamente ad eventuali strategie difensive che l’assistito concorda con il legale.

5. Diritto di avere una copia delle ordinanze per i giornalisti. Grazie a tale nuova riforma il diritto di cronaca giudiziaria viene “ampliato” tramite la possibilità per i giornalisti di richiedere una copia delle ordinanze del Giudice per le indagini preliminari di diritto, senza dover ricorrere a conoscenze personali o ad altri mezzi poco professionali. Tale previsione entrerà in vigore fra un anno e rappresenta un indubbio passo avanti nel rispetto del diritto di cronaca unito ad un corretto esercizio della professione giornalistica.

6. Trojan horse. L’utilizzo di captatori informatici tra soggetti presenti in un domicilio sarà consentito, soltanto, per i reati collegati alla criminalità organizzata e al terrorismo, ovvero gli illeciti più gravi, di maggior allarme sociale, nel rispetto del bilanciamento tra tutela della riservatezza ed ordine pubblico.

7. “Brani essenziali…ove necessario”. Ai fini di tutela della privacy dovranno essere utilizzati dai Pubblici Ministeri e dai Giudici solo le parti essenziali di un’intercettazione. La polizia giudiziaria avrà il compito fondamentale di riassumere, dai brogliacci di ascolto, le informazioni più rilevanti per la buona riuscita delle indagini. Nuovamente, si tratta di modifica astrattamente positiva che mira alla riduzione dei costi investigativi, della durata del processo ed alla tutela della riservatezza, ma, tuttavia, suggerisce perplessità il ruolo così predominante della Polizia Giudiziaria che diventa, a tutti gli effetti, garante della gestione delle intercettazioni e dell’interpretazione delle stesse.

8. Reati contro la Pubblica Amministrazione. Gravi indizi di reato e clausola di necessità sono due dei requisiti richiesti nel caso di intercettazioni riguardanti pubblici ufficiali, sospettati di reati contro la pubblica amministrazione, così limitando la possibilità delle intercettazioni in particolari tipi di indagini.

9. Udienza stralcio. Quanto alla cosiddetta ‘udienza-stralcio’, sarà il Giudice, in camera di consiglio senza l’intervento del Pubblico Ministero e dei difensori, a decidere sull’acquisizione delle intercettazioni indicate dalle parti, e potrà ordinare anche lo stralcio delle registrazioni e dei verbali di cui è vietata l’utilizzazione. Quando sarà invece “necessario”, la decisione del Giudice verrà presa dopo un’udienza a cui Pubblico Ministero e difensori dovranno partecipare. Anche in questo caso la norma che mira alla celerità del processo conferisce, tuttavia, al Giudice un potere discrezionale circa la necessarietà dell’udienza non camerale, rischiando di comprimere, in particolari casi, il diritto di difesa. Insomma, a parere di chi scrive, la riforma di cui sono stati riportati solo i punti salienti pur partendo da positive idee di indirizzo politico, pone forti rischi rispetto alla parità di diritti fra accusa e difesa all’interno del processo penale, specie, con riguardo al ruolo preponderante della Polizia Giudiziaria. Chi scrive è del tutto convinta che la prossima applicazione dimostrerà le criticità esposte in questa sede e la conseguente ricaduta sulla compressione e limitazione del diritto di difesa.

Le start up tra gli studenti della Tobagi
di Andrea Fioravanti
Studente VII Biennio Master in giornalismo Walter Tobagi

Mi presento: sono Andrea Fioravanti, uno dei trenta studenti della scuola di giornalismo Walter Tobagi. Da poco più di una settimana i miei 29 colleghi e io stiamo facendo il secondo e ultimo stage previsto dal master nei principali giornali, radio e tv italiane. Se stai leggendo questa mail, magari accanto a te c’è un “tobagista” del settimo biennio. In questi due anni tra lezioni di deontologia, politica, economia e molta, moltissima pratica, abbiamo imparato tanto e sperimentato ancor di più nuovi format e linguaggi con un solo obiettivo: fare giornalismo.

Per esempio Simone Disegni e io, abbiamo creato Ce lo chiede l’Europa, il primo podcast italiano dedicato interamente all’Europa. L’obiettivo è quello di offrire un breve kit informativo per chi non ha tempo: in meno di dieci minuti raccontiamo tutto quello che c’è da sapere ogni settimana sulla politica europea. Notizie brevi, efficaci, selezionate in base all’importanza e alla qualità. Per la prima stagione abbiamo realizzato 10 puntate. Un esperimento che è andato oltre le nostre aspettative: più di 2mila ascolti singoli, 372 download, per un totale di oltre 230 ore complessive di ascolto. Non vediamo l’ora di realizzare la seconda stagione

Gioele Anni e Valerio Berra hanno creato Sezione 2000 un podcast pensato per parlare di politica tra giovani, in particolare con chi il 4 marzo è andato per la prima volta a votare.

Sei episodi, uno ogni martedì pubblicati dal 1 febbraio al 6 marzo. Dalle fake news ai migranti fino all’Unione europea, Gioele e Valerio hanno toccato tutti gli argomenti più dibattuti della campagna elettorale cercando di andare oltre gli slogan e informando in modo puntuale e preciso per garantire un voto libero e consapevole. Anche in questo caso l’accoglienza è stata superiore a qualsiasi aspettativa visto le che sei puntate sono state ascoltate piú di 1500 volte.

Massimo Ferraro, Felice Florio e Daniele Polidoro invece hanno creato eSport, la nuova newsletter sportiva italiana. (Qui per iscriversi). L’idea nasce da un’esigenza: dare una panoramica, ogni mattina, sui principali articoli sportivi usciti nei siti italiani e stranieri.

Non solo calcio, ma anche altri sport considerati “minori” che invece meriterebbero più spazio nei media. La polemica del giorno, i numeri, notizie flash, i personaggi, le storie, i longread più interessanti, il video sportivo più curioso della giornata, fino al “giro del mondo in 80 parole”.

Dalle menti di Ferraro, Polidoro e Florio è nato anche un altro progetto editoriale. Si chiama CheSuccede ed è pensato principalmente per Instagram. Un account che funziona come un quotidiano: Ogni giorno selezionano le notizie e le pubblicano nelle stories di Instagram. La sfida è raccontare quello che succede nel mondo in soli 15 secondi. L’obiettivo è sempre quello, fare buon giornalismo, il format è innovativo, pensato anche per attrarre tanti ragazzi con dieci dita e uno smartphone che non hanno mai aperto un giornale.

Negli ultimi mesi di lezioni abbiamo immaginato anche dei progetti editoriali da zero da poter proporre sul mercato. Nato come spunto tra il serio e il faceto, abbiamo sviluppato le proposte fatte da Marco Gambaro professore di economia dei media dell’Università degli Studi di Milano. La sfida era quella di trasformare idee sulla carta in veri progetti editoriali, immaginando pubblico e sostenibilità economica. Da Sesto senso, il settimanale locale dedicato alle notizie di Sesto San Giovanni a Il Filo Conduttore, sito dedicato a tutti gli elettricisti italiani. Da Radical, mensile immaginato come allegato di un quotidiano a MaduNight, sito sugli eventi milanesi. Ma anche AggiornaMI, app gratuita di notizie e informazioni essenziali sulla città di Milano o PlaylHistory, un podcast che racconta la storia di un personaggio vero o inventato, mescolando storia e canzoni. Èpartito come un gioco, è diventato un esperimento, ma potrebbe essere uno spunto interessante per il futuro. In fondo le grandi idee nascono sempre così, no?

Newsletter dell’Associazione Walter Tobagi per la formazione al giornalismo / Università Statale di Milano
Ordine dei giornalisti della Lombardia
Presidente AWT: Fabio Cavalera Segretario: Lucia Bocchi Tesoriere/Consigliere rappresentante Alg: Rosi Brandi Presidente OgL/Consigliere: Alessandro Galimberti. Consiglieri: Francesco Ordine, Rossella Verga, Gegia Celotti, Roberto Di Sanzo, Ilaria Li Vigni, Francesco Camporese Consigliere rappresentante Cnog: Giorgio Gandola
Consigliere rappresentante Fieg: Edoardo Zucca Consigliere rappresentante Fnsi: Marina Cosi Consigliere ex allievo Ifg:Carlo Ercole Gariboldi Consigliere ex allieva Ifg: Daniela Stigliano. Revisori dei conti: Maria Ancilla Fumagalli, Carlotta Scozzari, Simone Filippetti Componenti Comitato di indirizzo: Maria Elena Barnabi, Massimo Borgomaneri, Marco Foroni, Rosanna Massarenti, Anna Migliorati, Giancarlo Perego, Marinella Rossi, Gaia Scacciavillani. Direttore giornalista testate Awt: Venanzio Postiglione Vice direttore: Claudio LindnerGli studenti praticanti del VII° biennio del Master Walter Tobagi per la formazione al giornalismo: Gioele Anni, Nicola Baroni, Jacopo Bernardini, Valerio Berra, Francesco Caligaris, Giulia Dellagiovanna, Valentina Danesi, Sara Del Dot, Giacomo Detomaso, Simone Disegni, Marta Facchini, Massimo Ferraro, Andrea Fioravanti, Felice Florio, Manuela Gatti, Giulia Giacobini, Mattia Guastafierro, Valentina Iorio, Giovanni Marrucci, Lorenzo Nicolao, Ambra Orengo, Giovanna Pavesi, Daniele Polidoro, Marco Procopio, Giulia Riva, Federico Turrisi, Giulia Virzì, Elena Zunino.

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