Che vuol dire fare uno stage in un giornale online

La redazione del Post

Uno stage, retribuito, per sei aspiranti giornalisti. Avviene a partire da maggio a Il Post, quotidiano online fondato e diretto da Luca Sofri. La notizia potrebbe sembrare banale, ma sottintende e rimanda ad alcune cose che riguardano il modo di fare giornali e più in generale l’innovazione nelle aziende dell’informazione. 

Il Post ha infatti 13 anni di vita, circa 60.000 abbonati e una redazione di 25 giornalisti assunti, con un’età media intorno ai 30 anni. Una redazione molto giovane se la si confronta con altre testate nazionali. Ma se l’obiettivo è «stare aderenti alla contemporaneità» per dirla con il suo direttore, cioè ambire a parlare a chi oggi ha 20 anni, occorre anticipare il ricambio generazionale. «Ci siamo chiesti che cosa dovrà essere questo giornale tra 5 e 10 anni e abbiamo deciso di inserire in redazione forze ancora più giovani». Questa è la prima questione interessante: come oggi una testata nazionale può o deve gestire il successo (il Post è un caso editoriale per i motivi che abbiamo provato a spiegare qui) e impostare il futuro. 

Luca Sofri, fondatore e direttore del Post

I sei stagisti hanno un’età tra i 20 e i 26 anni e saranno retribuiti con lo stipendio di un redattore di primo ingresso. «Dedicheremo il tempo a raccontar loro le cose che abbiamo imparato in questi 13 anni. In secondo luogo, più banalmente, suggeriremo loro delle cose da studiare, sia in termini di contenuti che di fonti e di modi interessanti di fare informazione. In terzo luogo, li coinvolgeremo nel lavoro quotidiano di confezione del giornale». La gran parte degli attuali giornalisti del Post è stata assunta dopo uno stage. «Ma erano training più operativi. Spesso avevano seguito le nostre Lezioni di giornalismo e venivano immessi direttamente nella produzione di contenuti. Adesso vogliamo prenderci e spendere un filo di tempo in più, e mettere in piedi un workshop, teoria e pratica insieme». L’obiettivo è trasmettere meglio ai nuovi arrivati l’identità del giornale, per favorirne l’inserimento.  

L’ultima informazione interessante riguarda la platea dei candidati e la loro idea di giornalismo. «Le candidature sono state 640, un numero che certo ci lusinga, ma soprattutto rende bene l’idea di quanto oggi siano ristretti gli spazi per chi voglia prendere questa strada». Tra chi si è fatto avanti, la quasi totalità considera informazione sinonimo di scrittura. «È un dato che colpisce – conclude Sofri -. Il giornalismo è sempre meno scritto eppure anche tra chi oggi ha 20 anni resistono modelli molto tradizionali». 

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