Può essere vietato di rendere note le condizioni di salute, gravissime, di un detenuto? Può un ufficio del Ministero della Giustizia ordinare a un cittadino, nel caso specifico un medico, di non parlare con un organo di informazione?
La dottoressa Angelica Milia, medico di Alfredo Cospito, è stata diffidata dal rilasciare dichiarazioni a Radio Onda d’Urto sullo stato di salute del detenuto, in sciopero della fame da tre mesi, pena non poter più visitare il paziente. La diffida, su carta intestata del ministero della Giustizia, non riguarda solo l’emittente bresciana, ma l’intero mondo dell’informazione: chiunque abbia in tasca un tesserino da giornalista dovrebbe indignarsi.
Nella diffida, diffusa il 23 gennaio dal Dap – Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria su carta intestata del Ministero della Giustizia e firmata dalla direttrice reggente del carcere di Sassari, si legge: «La Dr.ssa Milia viene diffidata a rilasciare a seguito delle visite, dichiarazioni all’emittente radio “Onda d’Urto”, al fine di non vanificare le finalità del regime di cui all’ex art. 41 bis O.P. Ulteriori dichiarazioni rese in tal senso, potranno indurre questa A.D. a valutare la revoca dell’autorizzazione all’accesso in Istituto».
Alfredo Cospito, ristretto al 41 bis da maggio 2022, è in sciopero della fame dal 20 ottobre scorso contro la misura detentiva speciale del carcere duro. Evidentemente non si vogliono far conoscere le condizioni sempre più critiche di Cospito.
Mettere un bavaglio alle condizioni di salute del detenuto, oltre a denotare un accanimento repressivo-carcerario, è l’ennesima aggressione alla libertà di stampa nel nostro paese.
Ester Castano, consigliera Ordine dei giornalisti della Lombardia
Io non sto coi giornalisti ma in questa vicenda lo Stato sta raggiungendo delle punte di parossismo raccapriccianti, meno male che il ministro della giustizia Carlo Nordio verrebbe considerato un garantista, figuriamoci se non lo fosse. Si attacca un medico che parla con una radio con la motivazione della censura totale delle comunicazioni di un prigioniero qualificato come terrorista riconducendo a tale finalità addirittura l’aggiornamento sulle condizioni critiche del suo stato di salute e poi dei pezzi di governo spiattellano in parlamento a fini politici le intercettazioni tra questo e altri prigionieri all’ora d’aria fatte dall’amministrazione penitenziaria, che vette che raggiunge lo Stato!