Raccontare, raccontarsi, scrivere. Dire la verità e rispettare la dignità propria e quella degli altri. Legare faticosamente una parola dopo l’altra, un’immagine dopo l’altra per creare qualcosa di nuovo, assaporare la libertà della mente, che non è la libertà dei corpi, naturalmente, ma che è comunque una componente fondamentale dell’esperienza umana. «I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo», scriveva il filosofo Ludwig Wittgenstein.
Il giornalismo è diventato una professione, e spesso aspira ad alte vette: vuole essere, e a volte è davvero, la storiografia del presente. Altre volte, però, la sua concretezza, la sua aderenza al presente, al qui e ora, diventa qualcosa d’altro. Diventa il segno tangibile lasciato da un’esistenza, sia che si parli di sé sia che si parli di altri.
Quando poi riesce addirittura ad aprire le porte, ad aprire per esempio le porte di un carcere, che nel mondo materiale dei corpi restano drammaticamente e tristemente chiuse, e a lungo, diventa davvero un’esperienza che dona al mondo una grande ricchezza. È questo che, con Oltre i confini-Beyond borders, fanno alcuni ospiti della Casa circondariale di Monza: aprire lo sguardo, aprire allo sguardo.
L’Ordine della Lombardia ha incontrato, a marzo, i giornalisti di questa rivista – realizzata grazie al coordinamento di Antonetta Carrabs e la cura grafica di Roberto Magnani – che ha una particolarità importante: viene ospitata da Il Cittadino, ed entra così nelle case dei lettori del quotidiano di Monza, diretto da Cristiano Puglisi. In quell’occasione, i giornalisti hanno intervistato il presidente dell’Ordine della Lombardia Riccardo Sorrentino, e il 2 aprile hanno pubblicato il racconto dell’incontro, avvenuto alla presenza della direttrice della Casa, Maria Pitaniello.
Guardare il mondo, far guardare il mondo prepara la nostra libertà. È quello che fanno i giornalisti di Oltre i confini: aprono simbolicamente le porte del carcere, permettono alle persone di entrare, di guardare, di guardare quelle persone, la loro vita, le loro storie, la loro dignità. Preparano la loro libertà, e arricchiscono la libertà degli altri.