Le minacce di morte scritte sui social network al giornalista Stefano Piazza finiscono in un’aula penale svizzera

Approderanno in un’aula penale le minacce via Facebook nei confronti del giornalista lombardo Stefano Piazza da parte di Peter Gebhardt, uomo in contatto con un reclutatore di estremisti islamici già condannato a due anni e sei mesi di detenzione dal Tribunale penale federale di Bellinzona. Stefano Piazza (autore di libri e saggi sul mondo islamico e collaboratore del quotidiano Libero) aveva scritto un articolo intitolato “L’orrore dell’11 settembre tra realtà e complotto”, l’11 settembre 2018, sul quotidiano svizzero Il Corriere del Ticino (il più diffuso quotidiano della Svizzera italiana).

L’estensore del messaggio Fb si era opposto al decreto d’accusa con cui, il 3 dicembre scorso, per le minacce proferite il procuratore pubblico, Paolo Bordoli, lo ha ritenuto colpevole del delitto di tentata coazione, condannandolo a una pena pecuniaria sospesa e a una multa. In un suo messaggio sui social l’autore delle minacce, un trentenne ticinese, già agente di sicurezza dichiaratosi “musulmano”, aveva minacciato Piazza scrivendo che questi avrebbe fatto “la stessa fine dei dipendenti di Charlie Hebdo” (giustamente puniti con la morte)” se avesse continuato combattere i musulmani con i suoi articoli. Per le minacce ricevute, Stefano Piazza, patrocinato dall’avvocato Pierluigi Pasi, aveva immediatamente sporto denuncia al Ministero pubblico. Al termine della breve indagine che ne è seguita, la polizia giudiziaria svizzera ha potuto procedere dapprima all’identificazione certa dell’autore dello scritto e in seguito al suo interrogatorio. Sarà ora il Pretore penale di Bellinzona a pronunciarsi sui fatti dell’11 settembre 2018, sulla base dell’atto d’accusa confermato dal Procuratore pubblico.

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