Nel libro di Filippo Poletti la guerra in Ucraina, il dolore a Milano

 

Un anno di guerra ininterrotta. Un anno di invasione della Russia in Ucraina. Un anno, dunque, di “permaguerra” o guerra permanente. Non è passato un giorno del 2022 e dell’inizio del 2023, in cui i media tradizionali e i social media non abbiano diffuso l’orrore del conflitto attivo 24 ore su 24. Proprio per questo in “Ucraina: grammatica dell’inferno”, edito da Lupetti, Filippo Poletti ha coniato il termine “permaguerra” sul modello della parola “permacrisi”, decretata dal dizionario Collins lemma dell’anno appena trascorso.

L’idea del libro

L’idea di questo libro è nata a Milano. Era l’inizio di marzo 2022 quando, passando in via Ludovico di Breme, davanti al consolato generale d’Ucraina a Milano, l’autore vede la fila interminabile di persone in attesa di entrare negli uffici consolari. 

La scrittura del libro sull’Ucraina inizia pochi giorni dopo, a metà marzo 2022. Nella piazza del Comune di San Donato Milanese, Poletti si imbatte in Nicole, una studentessa di nove anni della scuola primaria Salvo D’Acquisto. Mentre l’Ucraina era messa a ferro e fuoco, lei – affiancata da mamma Tania, ucraina – distribuiva un volantino intitolato “Sos Ucraina”. Il messaggio si apriva con due cuori, uno giallo e uno blu, i colori della bandiera ucraina: «I miei nonni abitano al tredicesimo piano e vedono file immense di carri armati che vengono a bombardare», c’era scritto. Assieme a queste parole, completate dall’invito rivolto alla popolazione italiana a donare vestiti, cibo, medicine e alimenti per neonati, c’erano le immagini che mostravano l’orrore della guerra a Kherson, dove erano assediati i familiari di Nicole. 

Due prospettive narrative

Per raccontare la guerra in Ucraina Poletti ha scelto due registri: quello esterno, ossia la cronaca di guerra in Ucraina, e quello interno ovvero le testimonianze delle profughe arrivate in Italia, per lo più al nord. Le donne, i bambini e gli uomini ucraini sono con noi, tutti i giorni qui a Milano come nel resto d’Italia. A loro è dedicato questo libro che ha visto la collaborazione della Fondazione Progetto Arca e, in particolare, dell’area Servizi che coinvolto con grande delicatezza le ospiti che hanno commentato i racconti di guerra presentati nel volume.

Dopo 240 pagine il libro si conclude con le parole di chi conosce per professione il mondo militare. Al generale di corpo d’armata ausiliario Salvatore Farina, capo di Stato Maggiore dell’Esercito Italiano dal 2018 al 2021, presidente del Centro Studi Esercito e docente di peacekeeping e trasformazione dei conflitti presso la Pontificia Università Lateranense, Poletti ha chiesto di chiudere “Ucraina: grammatica dell’inferno”: suo l’appello a fare di più a partire dal consolidamento della sicurezza euro-atlantica fino all’orientamento delle volontà di quei Paesi che hanno tenuto una posizione neutrale rispetto al conflitto per promuovere insieme la composizione del conflitto. Il tutto per arrivare quanto prima a «una soluzione di pace duratura, che serva a rimodulare gli equilibri geostrategici in un contesto multipolare».

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