Insulti a cronista sportivo. Galimberti: “Il legislatore intervenga con urgenza per i reati sui social network”

Il Cdr del Giorno esprime solidarietà al collega Nicola Palma, insultato sugli striscioni degli ultras dell’hockey Milano per aver scritto, nell’ambito di un servizio sull’estrema destra a Milano, che il loro leader è indagato per estorsione dopo la denuncia di alcuni ex soci del bar del Pala Agorà. Notizia peraltro confermata dall’avvocato dell’ultrà, singolarmente ospitato in conferenza stampa al Pala Agorà per replicare al nostro giornale insieme all’amministratore del bar che evidentemente non è tra i denuncianti. Conferenza stampa riportata, per stralci, sulla pagina Facebook Curva del Milano, insieme allo striscione che insulta il collega, omettendo di riferire che il nostro giornale si è reso disponibile ad ascoltare il protagonista dell’articolo in compagnia del suo legale.
In sostanza si ricorre ai social per mettere nel mirino un collega che ha fatto soltanto il suo lavoro. Un metodo grossolano ma intimidatorio e perciò inaccettabile, davanti al quale non possiamo stare zitti. Il Cdr del Giorno tutelerà il collega con tutti gli strumenti a sua disposizione.
Il Cdr del Giorno
Il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, Alessandro Galimberti, ha preso posizione sull’episodio:
Ancora una volta il lavoro scrupoloso e indipendente di un cronista locale diventa il pretesto per un’aggressione pubblica, tanto più intimidatoria per l’effetto combinato di uno striscione al palazzetto e di una “conferenza stampa” a senso unico veicolata via Facebook. Non è più tollerabile il ritardo del legislatore nell’intervenire per ripristinare un equilibrio tra offesa e difesa – inasprendo le pene per la minaccia aggravata ai giornalisti, considerato inoltre che i cronisti sono portatori di un diritto /dovere costituzionale di cui i reali beneficiari sono i cittadini-elettori. Ricordo, infatti, che l’art. 2 della Legge n. 69 del 1963 sancisce inequivocabilmente il diritto di cronaca dei giornalisti. Ancora una volta, invece, come categoria, siamo costretti ad assistere “fatalmente ” a una pubblica esibizione di violenza verbale e di istigazione contro la libera informazione, resa possibile dalla sostanziale assenza di una risposta sanzionatoria adeguata e tempestiva”

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