E’ in calendario, in aula, alla Camera dei Deputati, il 22 febbraio, la proposta di legge sull’editoria. “Un passo in avanti importante. L’auspicio è che il via libera arrivi in tempi brevi”. Lo affermano in una nota Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi, per i quali l’approvazione dell’attuale proposta di legge “è imprescindibile per dare certezze ad un settore duramente provato dalla lunga fase di recessione e nel quale sono ancora numerose le aziende editoriali alle prese con piani di crisi e di ristrutturazione che si ripercuotono negativamente sul mercato del lavoro, sullo sviluppo e sulla qualità dell’informazione”.
La proposta di legge, in sintesi, prevede lo stop al finanziamento dei giornali di partito, il sostegno alle cooperative giornalistiche e agli enti non profit e l’ipotesi d’incentivare gli investimenti pubblicitari nel settore attraverso sgravi fiscali. Ma, ta le righe, c’è anche un passaggio – seppur breve ma non di poco conto – destinato a modificare in maniera radicale ilruolo e la composizione dell’Ordine dei giornalisti. Più in particolare, l’articolo 3 della proposta di legge, propone un “rfazionalizzazione della composizione e delle attribuzioni del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e anche la riduzione dell’attuale numero dei componenti fino a un massimo di 18 consiglieri, di cui due terzi professinisti e un terzo pubblicisti. Secondo i vertici Fnsi, “la definizione di nuove regole e il superamento di procedure concepite nel secolo scorso sono condizioni necessarie per il rilancio del comparto e rappresenterebbero un impulso per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro giornalistico nel segno dell’innovazione, dello sviluppo, della lotta al precariato e della ripresa dell’occupazione”. “Oggi c’è un problema di qualità del giornalismo, ma anche di rappresentatività della categoria. Oggi un Consiglio nazionale di 144 persone non ha più senso”, sottolinea il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, Gabriele Dossena, che propone una Riforma dell’Ordine con il dimezzamento dei rappresentanti nel Consiglio nazionale con una proporzione di 2/3 professionisti e 1/3 pubblicisti e con la costituzione di tre o quattro macro-regioni in una sorta di Federazione degli Ordini regionali.