Il Senato ha votato la fiducia al governo sul Ddl n. 2237 di conversione (con modificazioni) del decreto-legge 30 dicembre 2015 n. 210, denominato “Milleproroghe”, con 155 voti favorevoli e 122 contrari. Con il voto del Senato il Dl è definitivamente convertito in legge. Dopo il voto favorevole già registrato lo scorso 10 febbraio alla Camera dei Deputati (362 voti a favore, 187 contrari, 1 astenuto) quello di oggi è, infatti, l’ultimo passaggio parlamentare che permette lo slittamento delle elezioni dell’Ordine nazionale e degli Ordini regionali a fine anno anziché nel maggio 2016, come era originariamente previsto.
Lo slittamento si è reso necessario dal contemporaneo iter parlamentare della nuova Legge sull’editoria che è in discussione proprio in questi giorni alla Camera dei Deputati e che prevede 36 consiglieri nazionali anziché i 144 attuali. Il rinvio del voto consente un notevole risparmio economico sulle spese di convocazione e di svolgimento delle elezioni che, senza il voto parlamentare, sarebbero state doppie a distanza molto ravvicinata, a maggio con la vecchia legge e successivamente con la nuova. Nei prossimi giorni si dovrebbero conoscere le date esatte delle elezioni. Il “Milleproroghe” contiene, tra l’altro, anche altre misure che toccano da vicino i temi dell’editoria cartacea, televisiva e online. Il Dl passato al Senato contiene infatti anche un nuovo stop, per un anno, per gli incroci proprietari tra giornali e tv, ma non per i giornali web. Chi esercita attività televisiva a livello nazionale e le imprese Tlc non può acquisire partecipazioni in imprese editrici di quotidiani o partecipare alla costituzione di nuove imprese editrici di quotidiani, esclusi i quotidiani diffusi unicamente via web. Rinviato a fine 2016 è anche l’obbligo di tracciare le vendite e le rese attraverso l’uso di strumenti informatici e telematici. Il credito d’imposta per l’adeguamento tecnologico potrà invece essere usato per il 2016. Per le televisioni locali, infine, le risorse a disposizione dovranno compensare non solo le riduzioni degli stanziamenti pubblici del 2014 ma anche quelli del 2015.