Ddl editoria: ok dal Senato con 154 sì. Ora il testo torna alla Camera

(ANSA) – Via libera da parte dell’Aula del Senato al ddl sull’editoria. I sì sono stati 154, 36 i no e 46 gli astenuti.  Il provvedimento, dopo le modifiche apportate da palazzo Madama, passa all’esame della Camera. A favore del Ddl sull’editoria hanno votato Pd, Sinistra Italiana, Area popolare, Ala, Per le autonomie-Psi-Maie. No da M5S, mentre si sono astenuti i rappresentati di Forza Italia, Lega nord, Cor. Il senatore Roberto Calderoli, in dissenso dal gruppo, ha votato contro. No, in dissenso dal gruppo, anche dal senatore Mario Mauro (Gal). “La nuova legge sull’editoria approvata oggi non solo garantirà risorse e una riorganizzazione normativa necessaria per il settore, ma getta anche le basi per avviare una riforma complessiva del sistema delle comunicazioni dando così una prospettiva alle imprese che vivono una situazione di crisi”. Così il senatore del Partito democratico Roberto Cociancich (in foto), relatore del provvedimento sull’editoria.
“Dopo un lunga e fruttuosa discussione, che ha visto tutte le componenti della filiera coinvolte anche su sollecitazione degli editori – sottolinea – siamo arrivati a una sintesi ottimale, seppur perfettibile. E’ un primo passo per gettare le basi per il rilancio del comparto. Con l’ampliamento della platea dei destinatari del sostegno pubblico a radio e tv locali, la reintroduzione della distinzione tra testate nazionali e locali nel rapporto tra venduto e distribuito, uno dei criteri per accedere ai contributi (20% per le nazionali, 30% per le locali), la riduzione a dieci anni della durata della concessione del servizio pubblico e il tetto agli stipendi per dirigenti e personale della Rai a 240mila euro, in Senato abbiamo contribuito a migliorare il testo”. “L’adeguamento del fondo per l’editoria è il punto centrale della riforma – aggiunge il relatore – che in futuro sarà alimentato non solo da risorse statali, destinate al sostegno dell’editoria quotidiana e periodica, ma anche quelle per le emittenti locali. Il testo delega il governo a ridefinire l’intera disciplina, partendo dai beneficiari. Tra questi potranno esserci le cooperative giornalistiche ed enti senza fini di lucro, ma non i giornali di partito”. “L’auspicio, ora, è che la Camera dia al più presto l’ok definitivo come, si spera, sia altrettanto per l’iter dei regolamenti dei decreti attuativi”, conclude Cociancich. (ANSA).
SCHEDA/LE NOVITA’ DEL DDL:
ANSA/ Editoria: ok Senato a ddl, novità da Rai a contributi
Fondo per settore, riordino prepensionamenti e Consiglio Ordine
(ANSA) – Il tetto agli stipendi Rai, la riduzione dei contributi pubblici per le aziende con maxi-compensi, la durata decennale della concessione Stato-Rai, incentivi per gli investimenti pubblicitari anche per  radio e tv locali. Sono le principali novità introdotte dal Senato al ddl sull’editoria, approvato oggi con 154 sì (Pd, Sinistra italiana, Ap, Ala, Per le autonomie-Psi-Maie), 36 no (M5S) e 46 astenuti (FI, Lega Nord, Cor). Il provvedimento torna alla Camera, dove Fieg e Fnsi auspicano un via libera definitivo in tempi rapidi.  I cardini restano l’istituzione del Fondo per il pluralismo e l’innovazione presso il ministero dello Sviluppo economico e la delega al governo per ridefinire la disciplina sui contributi pubblici, nonché le norme sui prepensionamenti dei giornalisti e sul Consiglio dell’Ordine. Ecco, in sintesi, il testo.
IL TETTO AGLI STIPENDI – Amministratori, dipendenti e consulenti Rai non possono percepire stipendi superiori ai 240 mila euro, tetto che non potrà essere superato anche qualora l’azienda dovesse emettere bond. E’ “immediatamente applicabile”, sottolinea il relatore Roberto Cociancich (Pd). Il provvedimento prevede anche una riduzione delle risorse pubbliche alle imprese che superano nei confronti del proprio personale, di collaboratori e amministratori, il limite di 240 mila euro. Il governo è delegato a deciderne la rimodulazione.
IL FONDO – Ad alimentarlo le risorse statali per il sostegno all’editoria quotidiana e periodica, ma anche quelle per le emittenti locali. Previsto l’uso di una quota, fino a 100 milioni di euro annui per il periodo 2016-2018, delle eventuali maggiori entrate da canone Rai in bolletta. Ci sarà anche un contributo di solidarietà da parte dei concessionari di pubblicità su tv e stampa (0,1% del reddito complessivo annuo).
I SOGGETTI BENEFICIARI – Il testo delega il governo a ridefinire l’intera disciplina – entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge – partendo dalla platea dei beneficiari. Tra questi, oltre alle tv locali, le cooperative giornalistiche e gli enti senza fini di lucro, quotidiani e periodici delle minoranze linguistiche, imprese ed enti che editano periodici per non vedenti o ipovedenti, associazioni di consumatori, imprese editrici di quotidiani e periodici diffusi all’estero. Esclusi esplicitamente i giornali di partito e le imprese editrici di quotidiani e periodici che fanno capo a gruppi editoriali quotati o partecipati da società quotate. Ulteriori requisiti, la riduzione a due anni dell’anzianità dell’impresa, l’applicazione contratti di lavoro e l’edizione della testata in formato digitale, anche in parallelo con la carta. L’ammontare del contributo dipenderà dal numero di copie annue vendute (non inferiore al 30% delle copie distribuite per le testate locali e al 20% per quelle nazionali) e dagli utenti unici raggiunti, oltre che dal numero di giornalisti assunti. Previsti ‘criteri premiali’ per l’assunzione a tempo indeterminato di under 35 e limiti massimi al contributo erogabile (50% del totale dei ricavi dell’impresa).
INCENTIVI E LIBERALIZZAZIONE VENDITA – Il governo dovrà anche semplificare l’erogazione dei contributi, incentivare gli investimenti nell’innovazione digitale, assegnare finanziamenti a progetti innovativi, liberalizzare la vendita dei prodotti editoriali e gli orari di apertura dei punti vendita, incentivare sul piano fiscale gli investimenti pubblicitari su quotidiani e periodici nonché sulle radio e tv locali.
ORDINE GIORNALISTI E PREPENSIONAMENTI – Il testo delega il governo ad adottare – entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge – criteri più stringenti per il ricorso ai prepensionamenti dei giornalisti e a rivedere la procedura per il riconoscimento degli stati di crisi, nonché a riordinare e razionalizzare le regole per il Consiglio dell’Ordine (il numero dei componenti viene fissato a 60).
CRITERI DI EROGAZIONE DEI CONTRIBUTI – Vengono definiti l’erogazione del contributo in due rate (la prima entro il 30 maggio, pari al 50%), tempi e modalità di presentazione delle domande, la testata online (deve essere regolarmente registrata presso una cancelleria di tribunale, avere un direttore responsabile iscritto all’Ordine, produrre principalmente informazione con aggiornamento quotidiano, non essere una mera trasposizione telematica di una testata cartacea né un mero aggregatore di notizie).
LA CONCESSIONE RAI – Viene ridotta a dieci anni, con un regime transitorio di non oltre tre mesi. (ANSA).
I COMMENTI:
Editoria: Ordini regionali, ok Senato decisivo per riforma
(ANSA) – ROMA, 15 SET – “Il via libera, in seconda lettura, dell’aula del Senato al provvedimento di legge sull’editoria è un passo decisivo verso la riforma dell’Ordine dei Giornalisti”. Lo affermano in una nota la maggioranza dei presidenti degli Ordini regionali dei giornalisti esprimendo soddisfazione per un risultato atteso da anni.  “Il provvedimento – si legge in una nota – contiene infatti un passaggio sulle competenze dell’Ordine nazionale senza il quale non si potrebbe completare una riforma dell’Ordine adeguata alle mutate esigenze della professione giornalistica, che restituisca un presidio democratico a coloro che effettivamente esercitano la professione. Auspichiamo che ora in tempi brevi diventino legge quelle norme che potranno costituire i fondamenti per un rinnovamento di un organismo, oggi pletorico, non più al passo con i tempi. Il provvedimento prevede la riduzione del numero dei componenti del Consiglio nazionale (dai 144 consiglieri attuali cui si sommano i 12 che fanno parte del consiglio di disciplina, a 60 componenti) riequilibrandone il rapporto tra professionisti e pubblicisti (due terzi e un terzo)”.  “Si riducono quindi i costi dell’organismo, si restituisce la rappresentanza a chi svolge effettivamente l’attività giornalistica, si garantisce una presenza territoriale venendo incontro alle istanze della maggioranza dei presidenti degli ordini regionali. Ora auspichiamo che la Camera approvi definitivamente, entro ottobre, una riforma non più rinviabile, anche per poter rinnovare gli organismi dell’Ordine con le nuove regole”, concludono.(ANSA).
Editoria: Iacopino, luci e ombre nel testo uscito dal Senato
(ANSA) – ROMA, 15 SET – “Una lettura superficiale, condizionata da evidenti interessi personali, porta molti a commentare l’approvazione da parte del Senato del ddl sull’editoria come se ci fossero solo luci, che ci sono, ma non permanessero ombre preoccupanti”. E’ il giudizio di Enzo Iacopino, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, che si chiede “perché mai il governo e la maggioranza non abbiano ritenuto di inserire due norme che, a parole, tutti definivano di buonsenso”.    “La prima: prevedere che gli editori, per accedere ai fondi pubblici (i nostri soldi) dovessero documentare di aver retribuito i giornalisti”, sottolinea Iacopino, criticando l’assenza di garanzie per quei colleghi che “continuano ad essere sfruttati in maniera vergognosa”. La seconda proposta “riguardava il registro degli editori”: l’emendamento proposto dall’Odg “riguardava l’obbligo, per accedere ai finanziamenti, di dichiarare tutte, nessuna esclusa, le partecipazione azionarie, dirette o indirette, nei vari settori dell’economia non solo nazionale. Perché non è stato accettato? E’ uno dei misteri di questo percorso parlamentare”. Quanto all’Ordine, “correggendo una decisione della Camera, il Senato – continua Iacopino – ha previsto l’obbligo di una posizione Inpgi sia per i professionisti sia per i pubblicisti come pre condizione per poter essere eletti Consiglieri nazionali. Non si capisce se governo e maggioranza considerino di serie B il lavoro dei Consigli regionali, che sono invece, come scrivono acutamente alcuni presidenti di Odg, il primo ‘presidio democratico’ a tutela di quanti ‘effettivamente esercitano la professione’. Infatti, la richiesta posizione Inpgi non è prevista per essere eletti consiglieri regionali. Non si può ovviare a questo nell’ambito dell’esercizio della delega visto che quella conferita al governo ha paletti ben definiti”. “Il ruolo degli Ordini regionali è fondamentale”, insiste Iacopino, convinto che “la Camera dovrà provvedere. A meno che l’ansia di corrispondere agli editori le provvidenze, anche in vista della scadenza referendaria, non stimoli a violare la Costituzione con una norma che provocherà, se confermata, danni e inevitabili ricorsi”. (ANSA).
Editoria: Fnsi, ok Senato a ddl passo decisivo per rilancio
Camera lo approvi al più presto, ora si rivedano norme antitrust (ANSA) – ROMA, 15 SET – “Il via libera del Senato al ddl di riforma dell’editoria rappresenta un passo in avanti importante e decisivo per la messa a punto di interventi necessari al rilancio del settore”. Lo affermano, in una nota, il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti.  “Vanno ringraziati i senatori, a cominciare dal relatore Roberto Cociancich, che in questi mesi hanno ascoltato e fatto proprie le istanze più importanti avanzate dal sindacato dei giornalisti. È adesso auspicabile che la Camera dei deputati, nella piena autonomia che le è propria, giunga all’approvazione definitiva della proposta di legge, recependo le modifiche approntate dal Senato, nel più breve tempo possibile, per consentire al governo di mettere a punto i necessari regolamenti che dovranno definire le modalità – e stanziare le risorse – per chiudere la fase di lunga ristrutturazione del settore avviata dalle aziende editoriali e gettare le basi per un rilancio incentrato sulla valorizzazione del lavoro regolare e sulla lotta al precariato dilagante”.  “Restano sul tappeto le problematiche legate alle concentrazioni editoriali e al superamento di norme antitrust concepite in stagioni lontane: l’augurio – concludono i vertici della Federazione nazionale della stampa – è che vengano presto messe al centro del confronto parlamentare e tradotte in norme di legge in linea con gli indirizzi generali definiti dell’Unione europea”. (ANSA).
Editoria: Fieg, bene sì Senato, ora si proceda rapidamente
(ANSA) – ROMA, 15 SET – -“Esprimiamo apprezzamento al Governo e al Parlamento per aver accolto l’appello degli editori ad approvare, nella prima seduta del Senato alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva, il disegno di legge sull’editoria che contiene alcuni interventi di riforma necessari per il settore che recepiscono il lavoro del Tavolo per l’editoria”. È il commento del presidente della Fieg, Maurizio Costa, dopo l’approvazione da parte del Senato del provvedimento.    “La radicalità della crisi del settore impone, dopo la lunga e approfondita discussione che ha coinvolto tutte le componenti della filiera e il Parlamento, un rapido avvio nell’attuazione delle misure previste”, sottolinea Costa. “Ora è necessario che la Camera in tempi rapidi approvi definitivamente il disegno di legge e che il Governo proceda subito dopo all’emanazione dei decreti legislativi previsti”.  “Innanzitutto – spiega il presidente della Fieg – i provvedimenti in materia di incentivazione fiscale degli investimenti pubblicitari incrementali, misura utile per il rilancio dei consumi e per garantire una ripresa degli investimenti pubblicitari per la stampa quotidiana e periodica. Altrettanto urgente l’attuazione delle misure volte alla progressiva liberalizzazione della vendita di prodotti editoriali per affrontate e superare la difficile situazione delle edicole. Occorre poi, nel modificare i requisiti di accesso ai prepensionamenti, fare salvi i piani già presentati al Ministero del lavoro e, nel rivedere la procedura per il riconoscimento degli stati di crisi ai fini dell’accesso agli ammortizzatori sociali, mantenere la specificità del settore editoriale”. (ANSA).

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