Prima è toccato a Lorusso che, al termine dei lavori del 28° congresso della Fnsi, è stato riconfermato segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana. Sono 243 su 308 i voti raccolti già al primo scrutinio. Cinquanta preferenze per l’altro candidato, Paolo Di Giannantonio.
Pugliese, 51 anni, giornalista di Repubblica, Lorusso era stato eletto per la prima volta segretario generale al termine del Congresso di Chianciano del 2015.
Anche Giulietti è stato riconfermato: la rielezione a presidente della Fnsi è giunta al termine della prima riunione del rinnovato Consiglio nazionale della che ha concluso la tre giorni di Levico Terme (Tn), dal 12 al 14 febbraio 2019. Giulietti ha ottenuto, al primo scrutinio, 91 preferenze su 110 votanti.
Classe 1953, iscritto all’Ordine del Veneto dal 1982, Giulietti è stato vicesegretario nazionale della Fnsi, segretario dell’Usigrai, parlamentare, portavoce dell’associazione Articolo21. Era stato eletto presidente nel dicembre 2015, dopo la prematura scomparsa di Santo Della Volpe. Fra i punti cardine dell’impegno sindacale per il prossimo quadriennio indicati dal segretario generale: l’inclusione nel perimetro dei diritti, garanzie e tutele contrattuali dei giornalisti che lavorano senza poter contare sugli istituti economici e normativi assicurati dai contratti collettivi nazionali di lavoro; la difesa della dignità delle condizioni di lavoro, dentro e fuori dalle redazioni; il contrasto alle fake news, alle querele bavaglio, alle minacce ai cronisti.
“Serve un confronto serio, aperto, anche acceso, col governo sul lavoro, purché non sia una passerella che intenda delegittimare gli interlocutori. Faremo fronte comune con le altre forze sindacali per portare al centro il lavoro nel Paese”, hanno affermato Lorusso e Giulietti al termine del congresso.
“Le difficoltà di questo settore – ha rimarcato Lorusso – non possono essere affrontate solo dagli attori del sistema, che certo devono fare più investimenti non solo sui prodotti, ma anche sul lavoro, visto che ormai la precarietà è diventata un tratto distintivo. Per salvare il settore, in grandissima difficoltà non solo in Italia, serve un intervento pubblico mirato, com’è stato per altri ambiti centrali. La politica e il governo devono farsi carico della questione, perché l’informazione è cruciale nella democrazia, come ha sottolineato più volte il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella”.
Tra i primi impegni Giulietti evidenzia anche quello di “una campagna nazionale contro l’intollerabile pratica delle querele-bavaglio. Bisogna calendarizzare subito – dice – leggi e progetti per contrastarle e approvarli in poche settimane. Chi fa una querela dovrebbe avere a priori la prospettiva, se la perderà, di versare una cifra consistente in un fondo per i precari”.