Presunzione d’innocenza, un nuovo corso a Pavia 

Prosegue l’attività di sensibilizzazione che l’Ordine dei giornalisti della Lombardia sta portando avanti sul tema della presunzione di innocenza. Il 29 giugno, l’OgL organizza a Pavia un corso di formazione (presso Sala conferenze Broletto, Via Paratici 21, dalle 10 alle 13, 5 crediti) per illustrare le criticità contenute nel decreto legislativo 188/2021 e chiamare magistrati e avvocati a una riflessione comune. 

Il corso vede la partecipazione dell’ufficio della Procura della Repubblica, dell’Ordine degli avvocati di Pavia e delle Camere Penali. L’obiettivo – come abbiamo spiegato in questo documento – è proporre linee di azione utili a una riforma della materia, affinché siano armonizzate le due esigenze in gioco: il diritto fondamentale dell’indagato a un processo anche “mediaticamente giusto” e le esigenze dei giornalisti per una informazione accurata su indagini e processi.

I relatori del corso: 
Riccardo Sorrentino
 – Presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia e giornalista de Il Sole 24Ore; 
Fabio Napoleone – Procuratore della Repubblica di Pavia; 
Guglielmo Leo– Presidente del Tribunale di Pavia; 
Maria Pistorio – Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Pavia
Mara Fiore – Giornalista della Provincia Pavese 

Le azioni fatte fin qui. Il documento sulla presunzione di innocenza di fine 2022, con il quale l’Ordine dei giornalisti ha proposto un’interpretazione virtuosa del decreto legislativo – senza rinunciare all’idea della sua abrogazione – è stato al centro di molti corsi-dibattiti ai quali hanno partecipato magistrati e avvocati penalisti in diversi capoluoghi lombardi. 
Si è incominciato a Milano il 17 gennaio, alla presenza dell’ex procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati, che si è detto molto d’accordo con il documento dell’Ordine; e poi il 24 gennaio, alla presenza del procuratore di Milano Marcello Viola e dell’allora presidente della Camera Penale di Milano Andrea Soliani. I due appuntamenti hanno suscitato qualche richiamo se la rivista dell’Associazione nazionale magistrati, Questione giustizia, ha chiesto di ospitare il documento e una presentazione dell’Ordine della Lombardia.

Si è discusso, di nuovo a Milano, di Cartabia e di presunzione di innocenza nel convegno organizzato dall’Associazione lombarda dei giornalisti il 30 marzo, alla presenza di Fabio Roia, presidente del Tribunale di Milano, che si è rivelato molto attento al tema della comunicazione degli uffici giudiziari, e di due esperti, il costituzionalista Giulio Enea Vigevani, e l’avvocato penalista Carlo Melzi d’Eril.

Il 4 aprile, l’Ordine ha ospitato a Bergamo il procuratore Antonio Chiappani che si è dimostrato – malgrado le polemiche per il suo comunicato sulla zona rossa in provincia di Bergamo – il procuratore lombardo più attento, finora, alle nostre ragioni. Al contrario il 12 aprile, a Brescia, il procuratore Francesco Prete ha rivelato in tutta la sua drammaticità il vero nodo della questione, solo accennato nei precedenti appuntamenti: i magistrati temono procedimenti disciplinari da parte del Consiglio superiore della magistratura. «Non potete chiedere a noi di sacrificarci per la libertà d’espressione» ha detto in buona sostanza Prete, il quale ha giudicato il documento «insufficiente e tardivo»: è emerso spesso, nei corsi, lo stupore per l’assenza dell’Ordine nazionale dei giornalisti – nella precedente consiliatura – durante le fasi di approvazione del decreto Legislativo. L’appuntamento più difficile è stato forse quello dell’8 maggio, a Lecco, dove il procuratore Ezio Domenico Basso ha argomentato con irremovibile rigore a favore di un’applicazione “letterale” delle norme del decreto legislativo. 

La posizione dell’Ordine lombardo. L’OgL ritiene che la presunzione di innocenza sia un diritto fondamentale, che tuttavia non può essere tutelato comprimendo la libertà di informazione dei giornalisti. È quello che di fatto sta accadendo, anche in Lombardia, a causa di un’interpretazione troppo rigida delle nuove norme sulla comunicazione delle Procure e della Polizia giudiziaria entrate in vigore un anno fa.

L’Ordine dei giornalisti della Lombardia, che per un anno ha monitorato l’applicazione della normativa sul territorio attivando una commissione di studio, auspica:

  1. che il rapporto con i giornalisti sia rapido e continuo; 
  2. che l’informazione diffusa da Procure e Polizia giudiziaria sia completa; 
  3. che sia evitata ogni burocratizzazione nei flussi di informazione: le norme vanno applicate solo all’Informazione istituzionale delle Procure e non devono impedire il necessario lavoro di verifica, da parte dei giornalisti, di notizie attinte a fonti private; 
  4. che le norme non siano applicate a notizia che non siano, o non siano ancora, oggetto di indagini, in modo che non influiscano sulla cosiddetta cronaca nera; 
  5. che l’organizzazione delle Procure sia adattata alle nuove responsabilità attribuite dalla legge.

Lascia un commento

Iscriviti alla newsletter per non perdere tutti gli aggiornamenti