Il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia esprime solidarietà alle colleghe e colleghi di Radio Onda d’Urto, e preoccupazione per l’ennesima aggressione alla libertà di stampa.
La vicenda riguarda Alfredo Cospito, ristretto al 41 bis, in sciopero della fame da oltre tre mesi. Le sue condizioni di salute si sono aggravate ma alla sua dottoressa viene impedito di renderlo noto agli organi d’informazione, pena non poterlo più visitare.
Nella diffida, diffusa il 23 gennaio dal Dap – Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria su carta intestata del Ministero della Giustizia a la firma della direttrice reggente del carcere di Sassari, si legge: «La Dr.ssa Milia viene diffidata a rilasciare a seguito delle visite, dichiarazioni all’emittente radio “Onda d’Urto”, al fine di non vanificare le finalità del regime di cui all’ex art. 41 bis O.P. Ulteriori dichiarazioni rese in tal senso, potranno indurre questa A.D. a valutare la revoca dell’autorizzazione all’accesso in Istituto».
Rompere il silenzio sulle condizioni di salute sempre più precarie di un detenuto può vanificare le finalità del regime “carcere duro”?
Cospito, 55 anni, è recluso nell’istituto penitenziario di Sassari. Militante della Federazione anarchica informale – Fronte rivoluzionario internazionale, è stato condannato per aver gambizzato il dirigente di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, e accusato di aver piazzato due ordigni esplosivi alla scuola allievi carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, senza causare morti o feriti. È in sciopero della fame dal 20 ottobre scorso contro la misura detentiva speciale del carcere duro. La ratio del 41 bis, che si applica per reati di stampo mafioso, terroristici e di eversione dell’ordine democratico attraverso atti di violenza, è interrompere ogni tipo di legame tra il detenuto e l’organizzazione criminale cui apparterrebbe.
Surreale e grave che Radio Onda d’Urto, che trasmette dal 1985 come testata giornalistica regolarmente iscritta al Tribunale di Brescia, venga citata come organo d’informazione al quale non rilasciare dichiarazioni. Il provvedimento non riguarda solo l’emittente bresciana, ma l’informazione tutta