( Promemoria del presidente Riccardo Sorrentino inviato al Cnog sulla base del suo intervento al Consiglio nazionale del 5 aprile 2022 dedicato al decreto legislativo sulla presunzione di innocenza )
Anche in Lombardia gran parte dei flussi di notizie si sono rarefatti dopo l’entrata in vigore del Decreto legislativo sulla presunzione di innocenza (d.lgs. 188/2021)
La soluzione prospettata da altri partecipanti a questo consiglio, quella di concentrarci sull’interpretazione della legge, presenta alcune limitazioni e potrebbe impedirci di raggiungere il nostro obiettivo, che è quello di ripristinare un flusso di informazioni sufficiente a garantire l’accuratezza del nostro lavoro e quindi di esercitare la nostra libertà di informazione senza vincoli e in modo corretto.
A Milano, per esempio, il procuratore generale Riccardo Targetti ha emesso una serie di disposizioni molto restrittive, in applicazione del decreto legislativo sulla presunzione di innocenza, ma in un convegno pubblico, organizzato dall’Usigrai, ha valutato negativamente le norme di legge: «La giudico male, non mi è piaciuta per niente», ha detto, evocando le «veline di regime» e respingendo l’idea che debba toccare a lui, in quanto magistrato, valutare «l’interesse pubblico».
Il rischio, dunque, è che gli stessi magistrati attenti al diritto di informazione siano poi vincolati dalla legge a un’applicazione molto rigida delle norme. Puntare a cambiarle resta quindi un obiettivo importante.
Molto rilevante è inoltre la concreta e quotidiana applicazione delle norme, che dipende non solo e non tanto dall’interpretazione generale, ma dalla discrezionalità dei singoli procuratori e dai tempi a loro disposizione per svolgere questa attività. Molti colleghi lamentano che anche nelle Procure più disponibili e attente, la rapidità del flusso di informazioni non è sufficiente. Elemento, questo, che non è solo cruciale nell’acquisizione delle notizie, ma anche nella verifica di informazioni ottenute da altre fonti.
Credo quindi che l’Ordine nazionale debba intervenire su diversi fronti. Non solo quello sul versante dell’interpretazione, nel quale ci si scontra anche sulla difficoltà oggettiva di ottenere linee guida comuni, tenuto conto della difesa delle proprie prerogative opposta da molti procuratori.
Il primo è quello normativo. Oltre alla modifica delle disposizioni, potrebbe essere interessante – e potrebbe trovare il ministero di Grazia e Giustizia disponibile a intervenire – puntare al diritto di accesso a tutti gli atti depositati, ovviamente senza oneri e con modalità semplificate, e non solo a quello oggi considerati ostensibili.
Allo stesso modo va dedicata attenzione – e questo è compito anche degli Ordini regionali – alla concreta e puntuale applicazione delle norme, in modo da superare gli scogli offerti dalla discrezionalità dei singoli magistrati.
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