«Le Iene? Non è giornalismo». Lettera a Pier Silvio Berlusconi

L’attività delle Iene non è qualificabile come giornalismo, né da un punto di vista sostanziale né da un punto di vista formale. L’Ordine dei giornalisti della Lombardia, di fronte ad alcune dichiarazioni di Pier Silvio Berlusconi, ha ritenuto necessario scrivere all’ad di Mediaset Italia per sottolineare la differenza tra l’attività autenticamente giornalistica e le altre forme di comunicazione, e per invitarlo a fare almeno un primo passo, formale, verso una regolarizzazione della situazione.

Qui il testo della lettera.

Gentile dottor Berlusconi,

è con profondo stupore che ho letto le sue dichiarazioni rilasciate all’Ansa il 10 novembre e riprese da diverse testate («penso che dire basta a un certo tipo di giornalismo sarebbe come tornare indietro»).

Parlare del lavoro delle Iene a proposito delle vicende di Roberto Zaccaria e del 24enne Daniele come di lavoro giornalistico è sbagliato dal punto di vista sostanziale e dal punto di vista formale, e lo sarebbe anche all’estero dove non esiste un Ordine ma sono ovunque attivi organismi che svolgono analoghe funzioni.

Sul piano sostanziale perché quella modalità di infotainment, che in quel servizio – e, mi spiace dirlo, anche in diverse altre occasioni – è stato spinto a estremi che non sono compatibili con nessuna modalità sana di comunicazione, non rispetta i canoni del giornalismo, italiano e internazionale. Così come da un medico ci si aspetta correttezza nella prescrizione delle cure, e non certo la massimizzazione del profitto, suo o delle imprese per cui lavori, così da un giornalista ci si aspetta, nell’interesse del pubblico, correttezza e rispetto della dignità delle persone nel rapporto con le fonti, con gli intervistati, e non certo un facile sensazionalismo irrispettoso della dignità umana in cerca di contatti pubblicitari. Sono i principi fermi che animano tutta l’attività del nostro Ordine e del Consiglio di disciplina, che opera in piena autonomia per assicurare il rispetto delle regole deontologiche.

Sul piano formale perché il programma che ospita i video delle Iene non è una testata registrata e non rispetta dunque le regole prescritte dall’ordinamento giuridico per l’attività giornalistica (come accade, purtroppo, anche per altri programmi delle televisioni da Lei guidate) e perché i componenti delle Iene, pur svolgendo attività che voi considerate giornalistiche, non sono iscritti all’Ordine.

Non si tratta allora di «andare avanti» o «tornare indietro», si tratta di dare all’informazione sana e professionale, pur quando è aggressiva, o “a tesi”, il valore – anche economico, perché no? è la nostra sfida, oggi – che merita nelle società liberali e democratiche.

L’autodisciplina delle imprese, che Lei auspica, ha dimostrato di non essere sufficiente né risolutiva: non in Italia, non all’estero. «Bisogna tener alto il livello di guardia», Lei dice. Per tenere alta la guardia e potere definire “giornalismo” quello delle Iene bisogna fare, come primo passo, almeno una cosa semplice e chiara: dare forma giornalistica a quel lavoro, attraverso la registrazione al tribunale dei programmi che fanno a qualsiasi titolo informazione con la conseguente nomina di un direttore responsabile che sia garante della correttezza del lavoro che abbia una dimensione informativa.

Mi riservo in ogni caso tutte le iniziative possibili a tutela della corretta informazione e del pubblico.

 Cordiali saluti

Il presidente dell’Ordine

dei giornalisti della Lombardia

Riccardo Sorrentino

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