I principi e la concretezza: si basa su questi due elementi centrali il giornalismo di Nello Scavo, inviato speciale di Avvenire che il 22 gennaio ha incontrato i colleghi e in grande pubblico a Varese, in un evento organizzato da Radio missione francescana e dedicato a «Restare protagonisti. I nuovi scenari nel giornalismo».
I principi, innanzitutto. «Sono un giornalista dei diritti umani», spiega Scavo, che non vuole essere qualificato altrimenti, malgrado la sua ampia esperienza su temi caldi, dalla criminalità organizzata al traffico di migranti, e un impegno che lo ha portato, da quasi due anni, a vivere sotto scorta.
La concretezza, subito dopo. Illuminati da quei principi, che evidentemente non sono astratti, ma animano la ricerca del giornalista, i racconti di Scavo – su Siria, Libia, Malta, l’Ucraina, la Bielorussia, la sua Sicilia – rompono un incantesimo, il cerchio magico di un altro giornalismo fatto di parole un po’ vuote, spesso al traino di una cattiva retorica politica. Le singole persone, le singole storie i fatti nella loro stessa fisicità diventano protagonisti. È una realtà di fronte alla quale il giornalista non è passivo, perché cerca, interroga, con precisione e accuratezza. Non c’è una finta obiettività, ma c’è, e come, il rispetto della verità sostanziale dei fatti.
Scavo invita infatti a un giornalismo attivo, un giornalismo che sia in grado di «dare un contesto» perché i fatti raccontati acquistino sempre più significato e sfuggano alla disinformazione, a volte sottile, non solo delle notizie ufficiali, ma anche di quelle un po’ pilotate e pigramente diffuse.
Per un giornalismo che sia davvero una storiografia del presente, di alto valore, è una lezione importante. (r.sor.)