Stop a compensi lesivi della dignità professionale. Il monito del presidente Galimberti al direttore di un sito web

Stop  a compensi irrisori, all’idea di un “giornalismo” pagato 1,50 euro a pezzo e con retribuzione a scalare collegata al numero di click. Il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, Alessandro Galimberti, ha convocato il direttore del giornale online Milanofree.it per chiedere ragione della campagna di reclutamento via web lanciata dalla testata, regolarmente registrata al Tribunale di Milano e diretta da un giovane pubblicista.
Secondo Galimberti la politica retributiva dell’editore – una piccola startup familiare – che varia da 1,50 euro per articoli di cronaca cittadina letti da 500 utenti e fino a un massimo di  6 euro per pezzi visitati da 5 a 10 mila lettori, è inaccettabile in quanto lede profondamente la dignità professionale. Non solo, legare i già miseri compensi al moltiplicatore virale del numero di visite a giudizio del presidente dell’OgL rischia di contribuire alla deriva delle notizie gonfiate e /o artefatte quando non del tutto inventate (fake news) come dimostrano numerose inchieste della polizia postale. Il direttore di Milanofree.it  nel corso del colloquio con il presidente dell’Ordine lombardo ha dichiarato che la campagna di reclutamento contestata è la replica di un’iniziativa di 10 anni fa, all’epoca passata inosservata, con la sola finalità di far emergere potenziali candidati alla collaborazione, e ha poi esibito le ricevute di pagamento dei collaboratori pubblicisti  della testata, con compensi medi di 15 euro a pezzo. Il direttore di Milanofree.it si è comunque  impegnato a rimuovere dal web la proposta contestata dall’OgL e a ricorrere a un sistema di selezione di candidati più tradizionale, basato sulla valutazione dei contributi e su pagamenti più vicini a standard retributivi accettabili. L’iniziativa dell’Ordine lombardo non sarà comunque isolata: “Dopo una prima fase di monitoraggio e di tentativi di moral suasion – ha detto Galimberti – valuteremo in Consiglio ogni possibile strada per combattere il dumping retributivo nel settore editoriale e la distruzione sistematica del valore e della stessa dignità della professione”.

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