“e-voluzione Donna” il libro dell’OgL debutta al Festivaletteratura di Mantova

Sabato 8 settembre alle 18, in piazza Sordello a Mantova, nell’ambito del Festivaletteratura, verrà presentato il primo libro della collana “I libri dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia”. Ideato e proposto dalla neonata Commissione Pari Opportunità la cui delegata è Gegia Celotti. Il libro s’intitola “e-voluzione Donna. I periodici femminili dalla carta al web”,  è stato curato da Gegia Celotti e Oreste Pivetta e parla della storia e del mercato – nel presente e nel futuro – dei periodici femminili, con un’analisi sul rapporto tra i giornalisti e le nuove figure di influencer e blogger.Venti gli autori (tutti giornalisti) che hanno collaborato con i curatori del libro, molti gli interventi di esperti del settore e interviste a direttrici del presente e del passato. Tra le analisi anche una ricerca del sociologo Enrico Finzi. Il libro sarà disponibile nella sede dell’Ordine lombardo e scaricabile dal sito dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia www.odg.mi.it a partire dal 15 settembre.
“Circoscrivere l’analisi dentro un genere, le donne, e un prodotto – i femminili – ha impegnato gli autori collettivi di questa opera e i loro interlocutori a sondare le ragioni di un successo che dura ininterrottamente ormai da più di 80 anni e che neppure l’invasione destrutturante del web pare mettere in discussione più di tanto – scrive Alessandro Galimberti, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, nel suo editoriale di presentazione che, non a caso, ha per titolo “La resilienza dei femminili alla concorrenza “sleale” del digitale” – La resistenza virtuosa dei femminili ai tempi del web non deve però fuorviare nell’analisi di ciò che davvero non funziona più nell’economia digitale, e che inevitabilmente sta provocando un effetto domino su contesti, comunità e modelli economici sui quali negli ultimi due secoli si era faticosamente costruito un sistema di civiltà, se non proprio di democrazia compiuta. Gli editori attraverso i giornalisti producono informazione che però non è (quasi) più venduta sul mercato ma invece totalmente “aspirata” – gratis – da motori di ricerca, dai social media e dalla lunghissima manomorta del web – denuncia Galimberti – Con un doppio, incredibile danno: non solo mancati incassi da mancate vendite (sostituite dall’appropriazione abusiva digitale), ma anche con l’ulteriore beffa che la pubblicità legata a quel prodotto giornalistico – un tempo secondo pilastro del sistema – oggi è quasi totalmente arata dagli over-the-top digitali che, grazie alla profilazione di ogni singolo utente del web, riescono anche a targettizzarla “su misura” per il consumatore”.

All’inizio erano le fotomodelle, non ancora Top Model. “Belle e impossibili”, vere icone scelte da stilisti e direttori di giornali per esaltare un prodotto, l’alta moda, e uno stile nascente, quello del Made in Italy. Esaltavano una moda elitaria che poche potevano permettersi e che, quasi tutte, avremmo voluto indossare. Poi, per farci felici, arriva il prêt-à-porter, praticamente la Lampada di Aladino – scrive invece Gegia Celotti nella sua prefazione –  Abiti sempre firmati da grandi stilisti ma a prezzi più accessibili. E in seguito al prêt-à-porter si aggiunge il fast fashion, grandi catene che offrono il molto trendy a piccoli prezzi. A questi cambiamenti, sui giornali, dovevano corrispondere donne più normali con le quali poterci confrontare, magari morbidamente mediterranee, insomma vere. Si passa così dalle icone alle persone.La moda diventa più democratica e i giornali cambiano prospettiva. Intanto non sono più diretti solo da uomini, ma arriva una nuova generazione di direttrici, giovani, preparate, che possono capire meglio le esigenze e i problemi delle proprie lettrici e che vogliono confrontarsi con loro parlando non solo di sogni ma anche della vita. Le battaglie sociali, la parità salariale, la lotta alla violenza e alle molestie, la conciliazione tra donne e uomini per il tempo dedicato alla cura familiare e all’accudimento di anziani e bambini, alle incombenze burocratiche e la difficoltà per mantenere uno spazio per i propri interessi, il cinema, la lettura, le amiche. Il diritto di vivere e contare. Insomma possiamo dire che i settimanali femminili di oggi sono diventati più inclusivi e che proprio per questo, nella media dell’editoria, resistono meglio di altri giornali all’erosione delle vendite in edicola.”

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